Bianco e blu… cazzo! Solo bianco e blu!

Sei in avvi­ci­na­men­to d’at­ter­rag­gio all’ae­ro­por­to, quan­do il pilo­ta ti fa fare il rego­la­re quan­to inu­ti­le giro sopra le iso­le e i dif­fu­so­ri del­l’ae­reo ti scas­sa­no i coglio­ni con le con­di­zio­ni meteo:

- Il cie­lo è sere­no sopra Myko­nos, tem­pe­ra­tu­ra al suo­lo 34 gra­di… ci augu­ria­mo di rive­der­vi pre­sto sul­le nostre linee! -

Ipo­cri­ta! Cer­to che ci rive­de­te pre­sto… e chi caz­zo ce li ha i sol­di per pagar­si un viag­gio diver­so? Ma poi… per­chè mi rom­pi i maro­ni dicen­do­mi quel­lo che vedo da solo dal fine­stri­no? Cer­to che c’è il sole! Caz­zo… è luglio e sia­mo in Gre­cia… cosa deve esser­ci… la neve?

Poi scen­di e comin­cia la sce­na. L’ae­reo si inchio­da lì dov’è per­chè la sca­la mobi­le c’è ma il pul­mi­no che ti deve por­ta­re per quei 25 metri del caz­zo no. L’au­ti­sta non è arri­va­to: si sta beven­do un Ouzo e arri­va tra un po’…

Quel­le tre o quat­tro ore per recu­pe­ra­re il baga­glio (pie­no di tut­to quel­lo che non use­rai mai) e final­men­te esci: la maz­za­ta! I 34 gra­di sono 39 più l’u­mi­di­tà. Scat­ta la guer­ra per il taxi.

Esci vin­ci­to­re dopo aver pic­chia­to il trol­ley nei den­ti a due chi­ru­ghi pla­sti­ci e set­te erde­di­tie­re pla­sti­ca­te, sal­ti sul taxi e gli dici che vuoi anda­re al por­to: pani­co! Il gui­da­to­re par­la solo gre­co. In più ha l’in­tel­li­gen­za di un calo­ri­fe­ro di ghi­sa e ci impie­ghi 20 minu­ti a spie­gar­gli dove vuoi anda­re. Final­men­te gli fai il suo­no del­la sire­na del Tita­nic, lui si illu­mi­na, annui­sce e par­te a raz­zo tiran­do sot­to l’ul­ti­ma ere­di­tie­ra che ave­vi rispar­mia­to prima.

Ven­ti minu­ti dopo ti sca­ri­ca davan­ti al cine­ma, dove di lì a dodi­ci ore daran­no la ver­sio­ne inte­gra­le di Tita­nic in gre­co con sot­to­ti­to­li in armaico.

Dopo due ore di cam­mi­no sot­to il sole arri­vi al por­to. Sali sul tra­ghet­to e… BLAM! L’a­ria con­di­zio­na­ta a pal­la ti si pian­ta nel­l’in­te­sti­no con i suoi 18 gradi.

Col sot­to­fon­do di “Para­ka­lò” e “Efka­ri­stu­mi” cer­chi un ces­so: lo tro­vi a un atti­mo dal­la cata­stro­fe e pas­si tut­to il viag­gio facen­do la cer­ni­ta dei tuoi ave­ri più nasco­sti. Roba che mai avre­sti sospet­ta­to di contenere.

Quan­do alla fine, sfi­ni­to e suda­to, arri­vi al por­to del­la mira­co­lo­sa desti­na­zio­ne, accom­pa­gna­to dai “Para­ka­lò” e “Eka­ri­stu­mi” del­l’e­qui­pag­gio… BLAM! Riec­co­ti i 39 gra­di più umi­di­tà che ti sten­do­no dal coppino.

Ma la vista è impa­ga­bi­le: tut­to bian­co e blu! Non un accen­no di un qual­sia­si altro colo­re. Per­si­no gli albe­ri han­no il tron­co bianco.

Per stra­da sono tut­ti vesti­ti da puf­fi: cal­za­ma­glia bian­ca e pel­le blu: discen­den­ti diret­ti di Kri­sh­na o dipen­den­ti dal viagra?

Men­tre cer­chi di chia­rir­ti la cosa vie­ni tra­sci­na­to al noleg­gio del­l’au­to: altra ris­sa, ne sten­di cin­que o sei e ti impa­dro­ni­sci di una scat­tan­tis­si­ma pan­da, ovvia­men­te blu. La car­ta di cre­di­to l’hai già but­ta­ta via, tan­to non ser­ve più.

E così ini­zia l’a­go­gna­ta, rilas­san­te vacan­za. La casa affit­ta­ta è bel­lis­si­ma, gra­zio­sa­men­te affre­sca­ta in mil­le moti­vi bian­chi e blu. Dal­la fine­stra c’è una splen­di­da vista del mare blu, con le sue onde bianche.

Scen­de la sera e vai a man­gia­re in taver­na “Da Bian­ca sul Mare Blu”; al ritor­no la mous­sa­ka da’ spet­ta­co­lo nel­lo sto­ma­co insie­me alla cipol­la e alla feta del­l’in­sa­la­ta, improv­vi­san­do un sir­ta­ki. Alle tre del mat­ti­no è anco­ra lì ma il teno­re è cam­bia­to: ades­so sono i cetrio­li a dare spet­ta­co­lo men­tre si ingrop­pa­no i pomodori.

Il cal­do in casa è insop­por­ta­bi­le. Apri le fine­stre e il ven­to, fino a quel momen­to pazien­te­men­te in aggua­to die­tro le impo­ste, si sca­te­na facen­do vola­re tut­to, ma pro­prio tut­to. Anche i gra­zio­si fogli bian­chi sul tavo­lo rico­per­to dal­la tova­glia blu.

Pas­sa­no i gior­ni, uno bian­co e uno blu. Le mosche non ti dan­no tre­gua, le vespe nem­me­no. Hai l’u­lu­la­to con­ti­nuo del ven­to nel­le orec­chie e la sab­bia finis­si­ma in ogni anfrat­to. E’ allo­ra che matu­ri l’in­sa­no pro­po­si­to. Ti rivol­gi al vec­chio maneg­gio­ne del pae­se e gli ordi­ni il neces­sa­rio. Lui gnic­ca un pochet­ti­no, si stu­pi­sce, ma poi facen­do­si il segno del­la cro­ce si cuc­ca gli utli­mi cen­to euro e ti pro­met­te di far­ti ave­re quan­to richiesto.

Pas­sa­no gli ulti­mi due gior­ni, stai per rivol­ge­ri alla Raf­fai, quan­do un mat­ti­no il vec­chio maneg­gio­ne, la fac­cia bru­cia­ta dal sole, si pre­sen­ta alla tua por­ta blu. Indos­sa una cami­cia bian­ca imma­co­la­ta e nel­la destra reg­ge quel­lo che gli hai chie­sto: una lat­ta di vernice.

Appe­na con­se­gna­to il cari­co spa­ri­sce nel nul­la, facen­do­si con­ti­nua­men­te il segno del­la cro­ce, ma tu te ne infi­schi e ti ritrai nel­la tana come una mure­na, atten­den­do la notte.

Al mat­ti­no pren­di il tra­ghet­to e, allon­ta­nan­do­ti con un sor­ri­so sod­di­sfat­to, incro­ci le frot­te di gior­na­li­sti che si diri­go­no ver­so l’i­so­la per chia­ri­re il nuo­vo miste­ro alie­no. Cer­chi del gra­no? UFO? Rapi­men­ti extraterrestri?

Non ti importa.

L’u­ni­ca cosa che apprez­zi in quel momen­to è la vista di tut­ti quei gigan­te­schi caz­zi ros­si dipin­ti di fre­sco su ognu­na di quel­le fot­tu­te case bian­che e blu.

Con­di­vi­di
5 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Ilia

Caro Franz, sei un mito! Mi hai appe­na rega­la­to il pri­mo momen­to vera­men­te leg­ge­ro del­la giornata.
Un abbraccio,

Ilia :stu­pid:

Fede

1. Mi hai fat­to skiat­ta­re dal ride­re ed occhi vela­ti di lacri­ma… 2. Dav­ve­ro hai dipin­to quei caz­zi rossi?
:beer: :beer:

Giuseppe

For­te, Franz. D’o­ra in poi tut­te le iso­le del­la Gre­cia sta­ran­no in aller­ta per un tuo nuo­vo ritorno.

Fede

Que­sto post è da cor­ni­ce! Sei dav­ve­ro un mito!
:fin­ger: :beer:

Valeria

Non ride­vo così tan­to da un bel po’ :smirk: