Ma perché siamo diventati un popolo di ansiosi? – By Valeria

Alcu­ni anni fa ascol­tai stu­pi­ta le paro­le di una per­so­na che affer­ma­va l’importanza di esse­re desti, di esse­re pre­sen­ti a sé stes­si; l’importanza di una con­ti­nua osser­va­zio­ne ogget­ti­va di sé e del mon­do che ci cir­con­da e che ci contiene.

A quel tem­po cer­ca­vo can­di­da­men­te di “dor­mi­re” per­ché mi sem­bra­va potes­se atte­nua­re la sof­fe­ren­za e le pau­re che accu­mu­lia­mo nel­la vita: la sof­fe­ren­za indot­ta da altri, da una malat­tia, da un ingan­no nel qua­le sia­mo cadu­ti, dal­la per­di­ta di una per­so­na cara; la pau­ra che acca­da di nuo­vo e poi la pau­ra dell’ignoto… chi sia­mo; per­ché sia­mo qui; per­ché pri­ma o poi dob­bia­mo andar­ce­ne; e per dove.

Vivia­mo in una socie­tà che ci ha for­ni­to tut­ti gli ammor­tiz­za­to­ri neces­sa­ri a non por­ci trop­pe doman­de, a tira­re avan­ti tra una fic­tion e un’altra, a vive­re avven­tu­re che non sono le nostre, iden­ti­fi­ca­ti com­ple­ta­men­te nel per­so­nag­gio cine­ma­to­gra­fi­co che le inter­pre­ta. Lie­to fine o fina­le dram­ma­ti­co, noi non abbia­mo rischia­to nul­la, non abbia­mo dovu­to pren­de­re deci­sio­ni, non abbia­mo fal­li­to, non abbia­mo toc­ca­to nul­la. E’ solo tra­scor­sa un’altra gior­na­ta; un altro pre­zio­so gior­no dei nostri, limi­ta­ti, a disposizione.

Abbia­mo impa­ra­to a dele­ga­re deci­sio­ni che spet­te­reb­be­ro a noi; nel ten­ta­ti­vo di auto­pro­teg­ger­ci, ci sia­mo inve­ce abi­tua­ti a met­te­re la nostra vita nel­le mani di altri.

ansia5Alcu­ni han­no una visio­ne com­plot­ti­sti­ca del­le vicen­de del mon­do, altri attri­bui­sco­no tut­to al caso, alla fatalità.

Un approc­cio come l’altro por­ta ine­lut­ta­bil­men­te ver­so un atteg­gia­men­to comu­ne; aggres­si­vo e pole­mi­co o pas­si­vo e ras­se­gna­to, ma il deno­mi­na­to­re comu­ne è: “non c’è nien­te che io pos­sa fare”. Ci sen­tia­mo, così, sol­le­va­ti da mol­te respon­sa­bi­li­tà ma, allo stes­so tem­po, espro­pria­ti di un ruo­lo atti­vo, par­te­ci­pe. In una paro­la, ci sen­tia­mo inu­ti­li. E ina­de­gua­ti, svuotati.

Cer­chia­mo di col­ma­re que­sto vuo­to attra­ver­so la ricer­ca di con­fer­me e gra­ti­fi­ca­zio­ni per pre­sun­te doti che in real­tà non abbia­mo mai vera­men­te col­ti­va­to. Cer­chia­mo quin­di l’approvazione degli altri. Dimen­ti­can­do che è più faci­le veni­re loda­ti per la nostra ubbi­dien­za piut­to­sto che per le nostre capa­ci­tà e il nostro gra­do di autonomia.

È straor­di­na­rio e para­dos­sa­le il fat­to che ci si riem­pie di con­ti­nuo di let­tu­re e pro­gram­mi tele­vi­si­vi vuo­ti per com­bat­te­re la pau­ra di vive­re e anzi­ché pro­dur­re un alleg­ge­ri­men­to non riu­scia­mo a stac­ca­re un momen­to la men­te da un’assurda quan­ti­tà di pen­sie­ri incon­trol­la­ti.

Insom­ma, quel vuo­to ci riem­pie di ango­scia e, nel ten­ta­ti­vo di atte­nuar­la, cer­chia­mo altra superficialità. 

Dovrem­mo comin­cia­re ad ave­re il corag­gio di osare. 

Non mi rife­ri­sco ad azio­ni ecla­tan­ti o bat­ta­glie con­tro i muli­ni a ven­to. Non dob­bia­mo vin­ce­re una guer­ra, soprat­tut­to se non abbia­mo mai affron­ta­to una bat­ta­glia in vita nostra.

Pos­sia­mo comin­cia­re a osser­var­ci, osser­va­re le nostre azio­ni, soprat­tut­to quel­le mec­ca­ni­che; già que­sto richie­de un bel corag­gio! Poi potrem­mo cer­ca­re di tro­va­re le for­ze per pro­dur­re qual­che pic­co­lo cam­bia­men­to in noi stes­si, per rac­con­tar­ce­la di meno, per esse­re un pochi­no più obiet­ti­vi, più ogget­ti­vi, più sinceri.

Quin­di potrem­mo fare qual­co­sa che rite­nia­mo al di fuo­ri del­la nostra por­ta­ta, come bal­la­re se ci sen­tia­mo dei mani­ci di sco­pa, o par­la­re davan­ti a tan­ta gen­te, se que­sto ci spa­ven­ta a mor­te; potrem­mo can­ta­re in un coro… tro­va­re insom­ma il corag­gio di espor­ci, alme­no un pochi­no, smet­ten­do per un momen­to di inse­gui­re una glo­ria pre­sun­ta e cer­can­do inve­ce di far­ci gui­da­re dal cuo­re, di espri­me­re noi stes­si, anche se incer­ti o spaventati.

Un pas­so alla vol­ta, impa­re­re­mo a pren­de­re una deci­sio­ne, a soste­ne­re una respon­sa­bi­li­tà, a tro­va­re una solu­zio­ne ad un pro­ble­ma che ci sem­bra­va inso­lu­bi­le, a deci­de­re qual­co­sa sen­za lasciar­ci con­ti­nua­men­te tra­spor­ta­re dal­la corrente.

Non è vero che atte­nuia­mo l’ansia addor­men­tan­do­ci. La atte­nuia­mo solo facen­do ciò che sia­mo venu­ti a fare: VIVERE! 

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4 Commenti
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Fede

Exce­lent, Vale

blushaft

Mi pia­ce il tuo arti­co­lo grin­to­so Valeria…
Per­ce­pir­si… a par­ti­re dal­l’am­bien­te in cui si è,
e quin­di dai feed­back che con­ti­nua­men­te cer­chia­mo per sen­tir­ci, indot­ti da sva­ria­te cose come mass media, per­so­ne, ed altro,
a fat­to si che ci sia­mo rim­pin­za­ti di cose pre­se a prestisto…
ad esem­pio lo stes­so siste­ma sco­la­sti­co, che si basa sul but­ta­re giù cose di altri come pillole,appicicarcele addos­so, cer­can­do di memo­riz­zar­le nean­che a sen­so e ripe­ter­le in modo ebe­te davan­ti ad un professore…
insom­ma una enne­si­ma for­ma di con­di­zio­na­men­to organizzato.…
ben altra cosa sareb­be una scuo­la fon­da­ta sul­l’e­spe­rien­za diretta…e quin­di un lavo­ro che coin­vol­ga l’es­se­re uma­no nel suo assie­me e non solo quel­lo men­ta­le, il che sareb­be già un fat­to posi­ti­vo se si uti­liz­zas­se la men­te in modo più atti­vo e non pas­si­vo come ci vie­ne insegnato.…
Nes­su­no ci inse­gna a per­ce­pir­ci a par­ti­re da noi stessi…
Nes­su­no ci inse­gna i segre­ti del­l’a­scol­to nel silenzio…
Non sia­mo abi­tua­ti al silenzio…ma come scrit­to pri­ma ci riem­pia­mo con­ti­nua­men­te di cose per­chè quel silen­zio ci spa­ven­ta tre­men­da­men­te per­chè per cer­ti ver­si ci avvi­ci­na di più alla mor­te e l’es­se­re uma­no è sta­to edu­ca­to ad ave­re una pau­ra fot­tu­tis­si­ma del­la morte…
Sen­za un edu­ca­zio­ne al vero ascol­to e sen­za un edu­ca­zio­ne al vero silen­zio pos­sia­mo fare poco…
ma come dice­va qualcuno.…
nes­su­no nasce imparato.…
e quin­di cer­ca­re una vera gui­da più esperta.…è secon­do me fontamentale.…
Ciao Vale…

giò

mol­to bra­va, tu si che te ne inten­di di ansia..ahhahah

Valeria
Reply to  giò

Ebbe­ne si giò, in tem­pi recen­ti mi pare di aver­ci avu­to a che fare un pochi­no… :smirk: :beer: