Ricerca della verità: ma tu lo sai perchè lavori? – By Sting

Vi é mai acca­du­to di ripen­sa­re a fac­cen­de quo­ti­dia­ne e sco­pri­re improv­vi­sa­men­te, che le vede­te sot­to una pro­spet­ti­va del tut­to nuo­va? A me si. Mi sono chie­sto, infat­ti: Per­ché lavoriamo?

Qua­l’é il moti­vo che mi spin­ge tut­ti i gior­ni a roto­la­re con­tro­vo­glia giù dl let­to per recar­mi in ufficio?

Oddio, ho pen­sa­to, mi sono invi­schia­to in qual­co­sa di più gran­de di me.

Nel dire que­sto, par­to dal pre­sup­po­sto che per la mag­gior par­te di noi, il lavo­ro non è che sia pro­prio fon­te di gran­di sod­di­sfa­zio­ni, gra­ti­fi­ca­zio­ni per­so­na­li né eco­no­mi­che, anzi, spes­so è pro­prio la fon­te di ansia, stress e fru­stra­zio­ni che ci tra­sci­nia­mo anche fuo­ri dal­l’am­bi­to lavorativo.

E allo­ra, che cosa otte­nia­mo in cam­bio del tem­po impie­ga­to ad occu­par­ci di fac­cen­de che il più del­le vol­te non ci inte­res­sa­no? I sol­di? L’oc­ca­sio­ne di eser­ci­ta­re un pote­re gra­ti­fi­can­te per il nostro ego? occu­pia­mo sem­pli­ce­men­te il nostro tem­po con qual­co­sa che ci è “capi­ta­to” tra le mani?

Il lavo­ro che fac­cia­mo c’entra qual­co­sa per per­met­ter­ci di con­se­gui­re qua­lun­que obbiet­ti­vo sia impor­tan­te per noi, se ne abbia­mo uno?
Ci aiu­ta ad anda­re in quel­la dire­zio­ne, ci fa sen­ti­re feli­ci, libe­ri, sani, inte­rior­men­te ric­chi, mate­rial­men­te capa­ci? E poi, il gio­co vale la candela?

In un istan­te, ave­vo espan­so que­sto con­cet­to fino ad inter­ro­gar­mi sul sen­so pro­fon­do del­la nostra esi­sten­za di esseri
uma­ni sul pia­ne­ta. Meglio tor­na­re a “Che sia­mo qui a fare??” A lavorare??!!

No, non credo.

O meglio, for­se si, un Lavo­ro ci spet­ta, in quan­to esse­ri uma­ni, ma non quel­lo comu­ne­men­te inte­so come l’ “anda­re a lavo­ra­re”. Que­sto può esse­re un un mez­zo. Occhio a non scam­biar­lo per un fine.

Può esse­re anche – se solo le voles­si­mo dav­ve­ro guar­da­re – una splen­di­da oppor­tu­ni­tà per osser­va­re le nostre con­trad­di­zio­ni. Una per tut­te: chiun­que (ipo­cri­ta­men­te) a doman­da rispon­de­reb­be che una del­le cose più impor­tan­ti nel­la vita è la salu­te; ma quan­te vol­te ce la rovi­nia­mo in nome del lavo­ro, o di una pre­sun­ta “car­rie­ra”?

Sareb­be cer­ta­men­te più one­sto affer­ma­re che (per esem­pio) una del­la prio­ri­tà sono i sol­di, e che lavo­ria­mo per guadagnarli.
E a que­sto pun­to valu­ta­re se ne gua­da­gnia­mo a suf­fi­cien­za per man­te­ne­re un teno­re di vita rispon­den­te ai nostri desi­de­ri, e che ci per­met­ta di sod­di­sfa­re tut­te le nostre necessità.

Mi sem­bra inve­ce che più che altro ci si affan­ni per man­te­ne­re uno “sta­tus quo” di appa­ren­te benes­se­re mate­ria­le, affan­no che in real­tà crea ansia e ali­men­ta un mec­ca­ni­smo per­ver­so che ci ingabbia.

E allo­ra cosa andia­mo cer­can­do nel lavo­ro, cosa ci aspet­tia­mo ritor­ni dal nostro “sbat­ti­men­to”?

Non lavo­ria­mo cer­to per sod­di­sfa­re i biso­gni pri­ma­ri; acqua, cibo, ripa­ro dai peri­co­li e dal­le intem­pe­rie, nel tem­po sono sta­ti sosti­tui­ti da biso­gni “secon­da­ri” (o ter­zia­ri), com­pen­sa­ti­vi che ci assor­bo­no total­men­te in un cir­co­lo vizioso:

Ecco le mie par­zia­li conclusioni.

In un mon­do nel qua­le l’es­se­re uma­no si sta distac­can­do sem­pre più da sé e dal­la real­tà, il lavo­ro, con tut­ti i ruo­li e le pos­si­bi­li­tà di iden­ti­fi­car­si che com­por­ta, è sem­pli­ce­men­te uno degli spa­zi pri­vi­le­gia­ti dove poter “vive­re per procura”.

Nel sen­so che pos­sia­mo “cre­de­re di vive­re” calan­do­ci in ruo­li social­men­te accet­ta­ti e per di più incas­san­do dena­ro, (indub­bia­men­te uti­le per campare).

Viven­do di sur­ro­ga­ti, sov­ver­tia­mo il fine con il mez­zo, iden­ti­fi­chia­mo il tra­mi­te con lo sco­po, al pun­to che, quan­do ci man­ca, ecco appa­ri­re “l’e­mi­cra­nia del wee­kend”; al pun­to che mol­te per­so­ne, arri­va­te alla pen­sio­ne, maga­ri appa­ren­te­men­te in buo­na salu­te fisi­ca, non soprav­vi­vo­no alla “fine del gioco”.

E poi, chi ha avu­to la sfor­tu­na di per­de­re il posto di lavo­ro, sa come ci si sen­te; vuo­ti, inutili.
Pos­si­bi­le che si pos­sa esse­re così dipen­den­ti da un “dove­re”?

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Alessandro

Ciao Franz.
Con­di­vi­do il quesito.
Tut­to. Fino al “cosa sia­mo qui a fare?”.
Fru­stran­te, anche per­che’ pur sapen­do che la doman­da e’ tan­to piu’ gran­de del­le mie capa­ci­ta’, e che per­so­ne ben piu’ capa­ci di me mi ci han­no pre­ce­du­to, una vol­ta che ti entra nel­la testa non ti mol­la piu’…
Comun­que, spe­ro sarai dac­cor­do con me nel voler rin­cuo­ra­re i piu’ ansio­si, che leg­gen­do que­ste paro­le potreb­be­ro cade­re in pro­fon­da depres­sio­ne, ed inve­ce mi pare sem­pli­ce­men­te un sus­se­guir­si di pen­sie­ri, una cate­na di ragio­na­men­ti desti­na­ta ad inda­ga­re la par­te piu’ “buia” del­l’ar­go­men­to, pur restan­do “il lato al sole”, quel­lo piu’ pia­ce­vo­le, le sod­di­sfa­zio­ni che ‑maga­ri non quan­to desi­de­ra­to- comun­que arri­va­no, la pos­si­bi­li­ta’ di cono­sce­re per­so­ne e con­di­vi­der­ne uno sco­po ope­ra­ti­vo; la “rego­la” che met­te in moto la gior­na­ta di noi tut­ti, e che ci per­met­te di sco­pri­re altre cose bel­le (un po’ come a scuo­la, quan­do ci obbli­ga­va­no a stu­dia­re mate­ma­ti­ca o i Pro­mes­si Spo­si, qual­co­sa che for­se allo­ra odia­va­mo, e di cui ora maga­ri qual­cu­no ‑matu­ran­do- ha fat­to par­te dei suoi stu­di ‑per scel­ta e pas­sio­ne- , e poi di vita con il pro­prio lavoro.
Sono com­ple­ta­men­te dac­cor­do con te in meri­to agli aspet­ti nega­ti­vi che vizi cul­tu­ra­li e feno­me­ni di mas­sa impon­go­no, ridu­cen­do­ci a topo­li­ni da labo­ra­to­rio, indot­tri­na­ti ed inton­ti­ti. In paral­le­lo, direi che la man­dria di peco­ro­ni che segue qua­lun­que sbuf­fo di flau­to, per quan­to sto­na­to, evi­den­te­men­te stu­pi­do, o volu­ta­men­te inte­res­sa­to, giu­sti­fi­chi mol­to bene la situazione.
Se piu’ di cin­que per­so­ne, per ogni cen­to, si pones­se­ro que­ste nostre doman­de, la real­ta’ sareb­be mol­to diversa.
A mio avvi­so, anco­ra una vol­ta, ad esser mala­to non e’ quin­di “la real­ta’” o “il siste­ma”, ma la per­so­na che ci sta di fian­co, che da sola assom­ma le tre scim­miet­te, ed una quar­ta del “non penso”…
Come vedi, io il pro­ble­ma lo vivo e lo vedo in modo un po’ piu’ pragmatico.
Le poche sod­di­sfa­zio­ni non pen­so sia­no intrin­se­che al lavo­ro (se chie­di ad un fab­bro, che lavo­ra il fer­ro bat­tu­to per fare can­cel­li o ogget­ti d’ar­te, sono cer­to che ti dara’ un pun­to di vista ben piu’ sod­di­sfat­to… se chie­des­si­mo ad una leva­tri­ce, bhe’, pen­so fini­rem­mo qui il discorso).
Le sod­di­sfa­zio­ni ven­go­no pro­dot­te dal lavo­ro, ma sta a noi, ed a chi ci gesti­sce il lavo­ro, riu­sci­re a veder­le e valorizzarle.
Vedo inve­ce, sem­pre piu’ spes­so, come l’in­ca­pa­ci­ta’ del­le figu­re ammi­ni­stra­ti­ve e gestio­na­li di medio livel­lo sia la cau­sa dei males­se­ri, loro e di chi lavo­ra sot­to di loro.
Come spes­so si dice, il “cli­ma” al lavo­ro lo fa chi lo vive. E chi dovreb­be gestirlo.
E dovreb­be gestir­lo mol­to, mol­to meglio.
Non dimen­ti­co comun­que del que­si­to che poni, e che mi spa­ven­ta tan­to quan­to mi affa­sci­na, la vedo piu’…
Ecco: mi tor­na alla men­te uno scrit­to, il libro di Ber­trand Rus­sel “Elo­gio dell’Ozio”.
Direi che sia a tema (anche se pro­po­ne un altro aspet­to del pro­ble­ma); lui alcu­ne rispo­ste le tro­va (le sue, ma documentate).
Ed a me sono rima­ste in mente.

Franz
Reply to  Alessandro

Ciao Ales­san­dro, gra­zie del tuo com­men­to, ma ci ten­go a spe­ci­fi­ca­re che l’au­to­re del­l’ar­ti­co­lo non sono io, ma Sting (ovvia­men­te uno pseu­do­ni­mo, non il noto bas­si­sta dei poli­ce), cui giro il pia­ce­re di risponderti.

Da par­te mia, pos­so si aggiun­ge­re qual­co­sa ma da com­men­ta­to­re pari tuo.
In real­tà potrei pren­de­re spun­to dal­l’a­na­li­si di Sting, per­chè cre­do voles­se in real­tà un po’ pro­vo­ca­re. Il pro­ble­ma fon­da­men­ta­le oggi è che mol­te per­so­ne, inve­ce che lavo­ra­re per vive­re, vivo­no per lavo­ra­re. Non cre­do sia il tuo caso, ma a quan­to pos­so osser­va­re, la cosa è mol­to più comu­ne di quan­to non si pensi. 

La depres­sio­ne del pen­sio­na­to, gli infar­ti che arri­va­no poco dopo la pen­sio­ne… tut­to depo­ne a favo­re di un qua­dro in cui il lavo­ro (quel­lo per cui si vie­ne paga­ti, per inten­der­ci) mol­to spes­so assur­ge a deus ex machi­na del­la pro­pria vita, men­tre alme­no per quel­lo che riten­go per­so­nal­men­te, in real­tà dovreb­be esse­re con­si­de­ra­to come uno dei tan­ti aspet­ti che la compongono. 

Pur­trop­po per mol­ti, qua­si per tut­ti direi non è così. Basta tro­var­si “a pie­di” anche solo per un bra­ve perio­do per ren­der­se­ne conto. 

Il fat­to di non pro­dur­re, di non lavo­ra­re, e quin­di di non gua­da­gna­re dena­ro, oltre che le ovvie impli­ca­zio­ni sul con­to in ban­ca, ne ha altre, ben più pro­fon­de. Il lavo­ro signi­fi­ca il posto all’in­ter­no del­la socie­tà. Se non ce l’hai, non sai bene da che par­te tro­var­ti. L’i­den­ti­fi­ca­zio­ne con il pro­prio ruo­lo in que­sta socie­tà un po’ baca­ta e mol­to mate­ria­li­sta pro­du­ce ben più del­la man­can­za di dena­ro. Nel­la stra­gran­de mag­gio­ran­za dei casi pro­du­ce la man­can­za del sen­so del­la pro­pria esi­sten­za, con le ovvie, il più del­le vol­te tra­gi­che, conseguenze.

Sting
Reply to  Alessandro

Ciao Ales­san­dro, il mio nic­k­na­me non l’ho scel­to a caso, pun­zec­chio e pro­vo­co. Nel­la spe­ran­za che si lace­ri il velo di pas­si­vi­tà che dila­ga, e chi mi leg­ge, fos­s’an­che per man­dar­mi a quel pae­se, riflet­ta con la sua testa e.. si fac­cia veni­re dei dubbi.
Non è il caso di sen­tir­si fru­stra­ti anzi, sen­tia­mo­ci orgo­glio­si di por­ci doman­de che met­to­no alla pro­va le nostre capa­ci­tà, e di tro­va­re la voglia di guar­dar­ci den­tro per tro­va­re le rispo­ste, tra l’al­tro hai qua­si usa­to le mie paro­le quan­do, chie­den­do uno spa­zio al nostro “ospi­te”, gli dis­si che sarei sta­to feli­ce se cin­que per­so­ne, leg­gen­do il suo Blog, si fos­se­ro fer­ma­te a riflet­te­re. Seria­men­te. Pro­fon­da­men­te. One­sta­men­te. E cre­do tu sia uno di quei cinque.
Il lavo­ro; quan­ta par­te del­la vita ci pren­de, diret­ta­men­te o indirettamente.
E’ vero che a vol­te, il segui­re sen­tie­ri con­tro­vo­glia, ci fa sco­pri­re splen­di­di teso­ri ina­spet­ta­ti, e con­di­vi­do anche che il fab­bro, l’ar­ti­gia­no, ma anche un panet­tie­re, for­se trag­go­no più sod­di­sfa­zio­ni che un pre­ca­rio al call cen­ter. Per mol­ti moti­vi. Cre­do che la que­stio­ne sia la LIBERA scel­ta! Se non abbia­mo scel­to il nostro lavo­ro, o comun­que non abbia­mo scel­to di star­ci anche se non ci pia­ce… Per­ché con­ti­nuia­mo? Per­ché ci pro­sti­tuia­mo per un (mol­to spes­so) mise­ro sti­pen­dio? Nel pas­sa­to ho avu­to sia la for­tu­na di alzar­mi alla mat­ti­na feli­ce di anda­re al lavo­ro, che la sfor­tu­na di lavo­ra­re per anni agli spor­tel­li, a con­tat­to con il pub­bli­co. Che dif­fe­ren­za!! Pri­ma che mi pren­des­se l’e­sau­ri­men­to mi sono fer­ma­to a fare silen­zio, e ho scel­to di resta­re. Per osser­var­mi, per met­ter­mi alla pro­va, per tro­va­re un modo diver­so di rap­por­tar­mi. E ho fat­to un pas­so avan­ti nel­la com­pren­sio­ne di me stes­so. L’ho usa­to come uno stru­men­to, prezioso.
E tu dici una sacro­san­ta veri­tà quan­do affer­mi che sta a NOI vede­re e valo­riz­za­re ciò che ci vie­ne, dal lavo­ro come da qual­sia­si altra fonte.
Chi gesti­sce: come può far­lo se non sa per­ché è su quel­la sedia… Non può ave­re pas­sio­ne, cuo­re, inte­res­se; tira a cam­pa­re al rispar­mio, fug­ge le respon­sa­bi­li­tà, come i suoi sottoposti.
Per con­clu­de­re, cre­do che sia indi­spen­sa­bi­le, per ognu­no di noi, chie­der­si sem­pre se c’ é la volon­tà, o il desi­de­rio di fare o non fare, sta­re o andar­se­ne. Dal lavo­ro, dagli affet­ti, per­si­no dal­la vita, per­ché se non sai che cosa sei lì a fare… é meglio che non ci stai!

Alessandro
Reply to  Sting

Bhe’, innan­zi­tut­to scu­sa­te per la svi­sta (si sa, il lune­di’… il rien­tro al lavoro…)
Per con­tro, Sting, e’ un vero pia­ce­re scam­bia­re due parole.
Leg­go del­le tue espe­rien­ze, con­si­de­ro che anch’io ho trat­to con­si­de­ra­zio­ni e lezio­ni dal­le mie, e mi chie­do come mai que­sto momen­to di cre­sci­ta sia cosi’ poco “faci­le”, cosi’ poco “auto­ma­ti­co”, da esser qua­si appan­nag­gio di pochi.
Da tem­po mi chie­do cosa distin­gua due ragaz­zi, cre­sciu­ti nel­lo stes­so cat­ti­vo ambien­te, di cui uno rea­gi­sca posi­ti­va­men­te tiran­do­se­ne fuo­ri, e l’al­tro soc­com­ba, dive­nen­do­ne par­te o con­su­man­do­si al suo inter­no. Discor­so diver­so, ma ana­lo­gie nel­la pre­sa di coscien­za e reazione.
Cita­zio­ni dal­le stel­le alle stal­le… (for­se…) dopo B.Russel : ieri guar­da­vo un noto film, a tema del­la cor­sa Can­non­ball ame­ri­ca­na, dove alla doman­da “..ma per­che’ tut­te que­ste cor­se, que­sta velo­cia’, que­sti rischi..?”
L’au­to­re fa rispon­de­re al pro­ta­go­ni­sta “per sfizio”.
Sfi­zio, pia­ce­re, e’ for­se uno dei pri­mi ele­men­ti che vie­ne meno nel “vive­re per lavo­ra­re” di cui par­lia­mo (un po’ come il pia­ce­re di star qui a par­lar­ne in buo­na compagnia).
In tan­ta com­ples­si­ta’, mi sem­bra, ci si pri­va del­le cose piu’ sem­pli­ci e soprat­tut­to del­le atten­zio­ni per se stessi.
Alie­na­zio­ne da se stes­si, per dare prio­ri­ta’ al lavoro…?
Mi accor­go che arri­vo allo stes­so que­si­to che pone­vi, Sting, sul per­che’ tan­ta gen­te inve­ce si accon­ten­ti di fare un lavo­ro che non ama, non apra gli occhi per vede­re cio’ che ‑gia’- ha di bel­lo, etc…
.
Bhe’, intan­to buo­na gior­na­ta, di lavo­ro ed anche ‑e soprat­tut­to- di tut­to il resto, a tutti.

the_highlander

Ma insom­ma ragaz­zi! biso­gna lavo­ra­re per ave­re tan­ti sol­di e fare tut­to quel­lo che si vuo­le… più sol­di hai più puoi goder­ti la vita … sem­pre che non si sia impe­gna­ti a lavo­ra­re 🙂 . io per esem­pio vor­rei affit­tar­mi per xx gior­ni una aston mar­tin con accom­pa­gna­tri­ce (pen­so sia di serie inclu­sa nel prez­zo) per fare il giro del­l’eu­ro­pa; ora devo lasciar­vi per­chè devo lavorare.

Franz
Reply to  the_highlander

Mi spia­ce smen­tir­ti, ma se sce­gli un’ac­com­pa­gna­tri­ce seria, è l’A­ston Mar­tin ad esse­re inclu­sa nel prezzo 🙂

Umberto Veronesi

Mol­to inte­res­san­te. Io ado­ro chi pun­zec­chia, per­ché mi pia­ce rispon­de­re alle pro­vo­ca­zio­ni. E mi pia­ce far­lo anche con altre pro­vo­ca­zio­ni. Que­sto post si aggiun­ge all’ul­ti­mo sul­le armi. Per­ché anco­ra una vol­ta si ricon­giun­ge all’i­stin­to e ad un discor­so che il Franz mi ha invi­ta­to a pale­sa­re più vol­te, ma che richie­de tem­po… farò solo un bre­ve accen­no: lavo­ra­re è bene. E anche fare un lavo­ro che com­pro­met­te la salu­te è bene. In quan­to la salu­te non è una prio­ri­tà rea­le. E’ un mez­zo. Così come il lavo­ro. In sostan­za (giu­ro che amplie­rò a bre­ve) le uni­che due esi­gen­ze rea­li e prio­ri­ta­rie sono il ses­so ed il cibo. Non pren­de­te­mi per ciò che non sono, non voglio bana­liz­za­re il com­ples­so siste­ma di esi­gen­ze che ave­te tut­ti voi. E non dico che io mi muo­vo solo alla ricer­ca di ses­so e cibo. Dico solo che le altre esi­gen­ze (e ci met­to den­tro anche l’a­mo­re, la ricer­ca spi­ri­tua­le, la moda, l’au­to e tut­to ciò che vi può sal­ta­re in testa) sono solo evo­lu­zio­ni com­pa­ti­bi­li con una socie­tà com­ples­sa come quel­la uma­na del­le stes­se cose. Ed il lavo­ro che cos’è? Un lupo, in media, per pro­cu­ra­re cibo per sé e per i suoi cuc­cio­li (qua­lo­ra li abbia) per­cor­re 70 chi­lo­me­tri al gior­no. Non gio­ca coi suoi com­pa­gni di bran­co cor­ren­do per 70 chi­lo­me­tri. Si fa un culo qua­dro a cor­re­re die­tro a qua­lun­que bestia gli capi­ti a tiro. E ogni tan­to va buca. E si rimet­te. E’ il suo lavo­ro. E’ più diret­to il lega­me tra lo sbat­ti­men­to che si fa e la sod­di­sfa­zio­ne del­le sue due esi­gen­ze: ripro­dur­si e nutrir­si. Noi sia­mo com­ples­si, per cui mol­te vol­te il col­le­ga­men­to è meno visi­bi­le. Ma c’è. E’ la Natu­ra che vuo­le che sia così. Non per­ché ha sba­glia­to, o ha fat­to una leg­ge “cat­ti­va”, ma solo per­ché que­sto è l’u­ni­co modo in cui le cose fun­zio­na­no. In altri modi sem­pli­ce­men­te le cose non fun­zio­na­no e la spe­cie si estin­gue. Tut­to qui. Quin­di rim­boc­ca­te­vi le mani­che e lavo­ra­te, per­ché la Natu­ra lo vuole!!!

Alessandro

Tem­po fa svi­lup­pa­vo una del­le tan­te simu­la­zio­ni su pc, uti­liz­zan­do agen­ti ed algo­rit­mi gene­ti­ci software.
In pra­ti­ca, un siste­ma per ripro­dur­re il mon­do rea­le, nel­le sue linee essen­zia­li per il fun­zio­na­men­to (esat­ta­men­te quan­to dici: man­gia­re, ripro­dur­si… man­gia­re, inte­ra­gi­re per ripro­dur­si… ) su un computer.
E mi e’ risul­ta­to inte­res­san­te sco­prir­mi a guar­da­re il mon­do dal “di-den­tro” (quel­lo in cui vivo) e dal “di-fuo­ri” (quel­lo soft­ware), chie­den­do­mi se le pic­co­le cavie infor­ma­ti­che si sen­tis­se­ro un po’ come me…
Allo­ra e’ sta­ta l’oc­ca­sio­ne per deli­nea­re la dif­fe­ren­za tra i fat­to­ri di cui par­li, nec­ces­sa­ri alla per­so­na fisi­ca, ed altri fat­to­ri, mol­to piu’ com­ples­si, nec­ces­sa­ri all’in­di­vi­duo, alla per­so­na inte­rio­re, mora­le, intellettuale.
Pen­so che sia dif­fi­ci­le, appli­can­do le nostre atten­zio­ni solo al lavo­ro, che ci si pos­sa anche ren­de­re con­to di cosa com­po­ne entram­bi que­sti nostri due mon­di, (il lavo­ro, e le sue “con­nes­sio­ni”, mi pare che spes­so tro­vi­no spa­zio nel­l’e­mi­sfe­ro del­le neces­si­ta’ “fisi­che”, soprat­tut­to se non lo si sa inter­pre­ta­re che come fon­te economica) ;
cosi’ come sono sicu­ro ser­va aver matu­ra­to qual­che espe­rien­za piu’ “signi­fi­ca­ti­va”, nel­la pro­pria vita, per sco­pri­re cosa popo­li que­sto “secon­do emi­sfe­ro”, per completarci.
E maga­ri per indi­riz­za­re le notre azioni.
Per non ridur­ci a sem­pli­ci automi.

Il dilem­ma, mi pare, si ricon­du­ce anco­ra una vol­ta a “per­che’ sia­mo qua? ”

Sting
Reply to  Alessandro

Già mi imma­gi­no un Dio che, al di fuo­ri da ogni pos­si­bi­le leg­ge e com­pren­sio­ne del­l’es­se­re uma­no, lan­cia il pro­gram­ma di spe­ri­men­ta­zio­ne che, dopo qual­che mil­li­se­con­do, o eone (il tem­po là dove sia­mo non esi­ste) gene­ra uni­ver­si e for­me auto­no­me di esi­sten­za. Alcu­ne di que­ste, per una pre­ci­sa Volon­tà o per un difet­to di pro­gram­ma­zio­ne, non impor­ta, sono for­ma­te da una curio­sa fusio­ne di sta­ti ener­ge­ti­ci. Mate­ria den­sa, emo­zio­ni un po’ più rare­fat­te, pen­sie­ri più eva­ne­scen­ti, che dopo qual­che istan­te (o innu­me­re­vo­li ere) ini­zia­no a ren­der­si con­to del­la pro­pria esi­sten­za e… si pon­go­no domande.
Han­no com­ple­ta­men­te “scor­da­to” di esse­re in real­tà pac­chet­ti di bytes, e quin­di “san­no” di esse­re vivi, cre­do­no di “esse­re” ciò che vedo­no allo specchio.
Ma non san­no per­ché sono lì, e a fare cosa
Né per­ché si sen­to­no attrat­ti da un lato dal­le neces­si­tà pri­ma­rie del­la mate­ria e dal­l’al­tro da quel­le altret­tan­to fon­da­men­ta­li (anche se per­ce­pi­te come secon­da­rie) del­lo “spi­ri­to”.
Per­ce­pi­sco­no le due cose come in contraddizione.
Poi, Dio vede ciò che ha crea­to, e incu­rio­si­to, man­da del­le sub­rou­ti­ne evo­lu­te nel cir­cui­to, allo sco­po di indi­riz­za­re il per­cor­so di que­sti pac­chet­ti di bytes, di ripor­tar­li alla real­tà “vera”. Lui stesso.
Ma que­sti, così for­te­men­te con­vin­ti di esse­re ciò che vedo­no allo spec­chio, nega­no, riman­da­no al mit­ten­te, si aggrap­pa­no a quel­le che cre­do­no cer­tez­ze rifiu­tan­do quel che vi si discosta.
Morale:
Non sap­pia­mo chi e cosa sia­mo, per­chè sia­mo, e neghia­mo for­te­men­te le pos­si­bi­li­tà che ci ven­go­no offer­te di capir­lo. Però stia­mo male, allo­ra esa­ge­ria­mo con gli alcoo­li­ci, le siga­ret­te ed il ses­so a paga­men­to. E scri­via­mo sui Blog, for­se spe­ran­do che un milio­ne di cer­vel­li mes­si in rete ci for­ni­sca­no del­le rispo­ste. Anche se que­ste non pos­so­no arri­va­re dal cervello.
Medi­ta­te gen­te. Meditate!!
P.S. Sono sta­to trop­po criptico??

Franz
Reply to  Sting

Noooo… solo un filino!!!
Comun­que ti sei dimen­ti­ca­to un pez­zo: Non sap­pia­mo chi e cosa sia­mo per­chè siamo.
Ma chi te l’ha det­to che siamo?

Sting

Mmh… vor­rei TANTO ricer­ca­re solo ses­so, ses­so, ses­so e cibo.. maga­ri con pau­se pia­ce­vo­li alla gui­da di una Aston cabrio, sul­la Cor­ni­che di Mon­te Car­lo. E inve­ce sono alla scri­va­nia a rispon­de­re ai com­men­ti del post!! (così non lavoro;-))
Cer­to la Natu­ra pre­ve­de un “do ut des”, anche per il lupo che deve nutrir­si e pro­pa­ga­re ie suoi geni. E l’umano,c he dovreb­be esse­re un po’ più evo­lu­to del lupo deve fare i con­ti con altri gene­ri di sbat­ti­men­to, per­chè se è vero che il cor­po del­l’uo­mo vive di neces­si­tà pri­ma­rie tra cui il tra­man­da­re i geni, c’è anche “qual­co­s’al­tro” (c’è??) di meno mate­ria­le che deve cre­sce­re ed espri­mer­si. E se lo stru­men­to (il cor­po che ci per­met­te di espe­ri­re) ne è debi­li­ta­to (lavo­ro che com­pro­met­te la salu­te), o la men­te ne è iden­ti­fi­ca­ta (sono un impie­ga­to).. Bhè, nonn cre­do sia possibile.
P.S. Ma tu che lavo­ro fai, il capo del personale??!!

Valeria

Per­ché lavoro?
Per quan­to mi riguar­da: per Vive­re!!! più det­ta­gli rela­ti­vi alla mera sopravvivenza…
Ma con il ter­mi­ne “vive­re” non inten­do solo ave­re dispo­ni­bi­li­tà di dena­ro per fare quel­lo che mi pia­ce, non esattamente.
Una vol­ta la vede­vo così, ma in que­sto “modo” tra­scor­re­vo le ore lavo­ra­ti­ve in tota­le sof­fe­ren­za, non vede­vo l’ora di uscir­ne e, spes­so, chiu­so l’ufficio, quei pochi sol­di che mi avan­za­va­no dopo aver prov­ve­du­to ad una soprav­vi­ven­za digni­to­sa fini­va­no spe­si in qual­co­sa di asso­lu­ta­men­te vuoto.
Non com­pren­de­vo, allo­ra, tut­to quel sen­so di noia duran­te il tem­po libe­ro (mal­gra­do una, sep­pur mode­sta, dispo­ni­bi­li­tà eco­no­mi­ca che pote­va esse­re impe­gna­ta in qual­che hobby/interesse/svago) e quel sen­so di insof­fe­ren­za al lavoro.
Mi sem­bra­va ci doves­se esse­re qual­co­sa di sba­glia­to, come una dis­so­nan­za e, soprat­tut­to, sen­ti­vo che sta­vo per­den­do il mio tempo.
Cer­cai e cer­cai e com­pre­si che la sola “atti­vi­tà” che riem­pi­va util­men­te le mie gior­na­te dove­va esse­re un “modo” più che un “che cosa”:
un modo per impa­ra­re, per apprez­za­re; il con­se­guen­te cam­bia­men­to inti­mo e bene­fi­co che ne con­se­gue e poi di nuo­vo impa­ra­re e apprez­za­re quan­to impa­ra­to, quan­to appre­so, quan­to rie­la­bo­ra­to e, infi­ne, com­pre­so; in un con­ti­nuo ciclo di sco­per­ta e arricchimento.
Quin­di, comin­ciai a cer­ca­re qual­cu­no che potes­se inse­gnar­mi ad “impa­ra­re” que­sto “modo”. E, quan­do tro­vai quel che cer­ca­vo, la mia vita cam­biò. Len­ta­men­te, cer­to, con le soli­te cadu­te e le ine­vi­ta­bi­li bat­tu­te d’arresto. E anco­ra sta cambiando…
Ma ora ogni luo­go (per­fi­no l’ufficio!!!) ha una valen­za più pro­fon­da, più pie­na, Viva insomma.

P.S.: per rispon­de­re a Vero­ne­si che non per­de occa­sio­ne di pun­zec­chia­re (:-)), anche il nutri­men­to e il ses­so pos­so­no esse­re raf­fi­na­ti e appa­gan­ti, oppu­re asso­lu­ta­men­te deludenti…
Dipen­de sem­pre dal “come” ci si avvi­ci­na a tut­to que­sto. For­se una del­le dif­fe­ren­ze fra ani­ma­le e uomo è anche que­sta, che l’uomo può tro­va­re delu­den­te quel nutri­men­to che per l’animale è sem­pre e comun­que appa­gan­te. L’uomo (cer­to non tut­ti gli uomi­ni) può per­ce­pi­re una … dif­fe­ren­za, per­fi­no nel sod­di­sfa­re i biso­gni primari.

Sting
Reply to  Valeria

Cavo­lo, Vale­ria, sta­vo per scri­ver­ti: ma se vivi per lavo­ra­re e per­di il lavo­ro, allo­ra per­di la vita! Ma poi leg­gen­do il resto devo rico­no­sce­re che hai toc­ca­to due pun­ti noda­li, il “modo” per vive­re ogni cosa con pie­nez­za, e il fat­to che un uomo pos­sa non accon­ten­tar­si di quel­lo che per un’a­ni­ma­le è appa­gan­te, il “come”. Con­cor­do in pieno.

Franz
Reply to  Valeria

Ecco, vedi che la pugna costrin­ge ad entra­re nel det­ta­glio? A met­ter­si in gio­co anche. Per quan­to mi riguar­da tro­vo mol­to bel­lo ciò che dici. Non si può “esse­re” a inter­mit­ten­za, anche se devo dire che in cer­te con­di­zio­ni, ti tro­vi pro­prio a lavo­ra­re in ambien­ti dove la sfi­da diven­ta pro­prio quel­la di non per­de­re anche quel­la mini­ma attenzione.
Cre­do però che val­ga la pena pro­prio enfa­tiz­za­re il “modo”. Alla fine sia­mo noi a dover fare la dif­fe­ren­za, e non il contrario.
E come dice Di Ter­liz­zi, la dif­fe­ren­za gene­ra la pos­si­bi­li­tà di coglie­re una pre­sen­za. Per quan­to mi riguar­da è vero!

Umberto Veronesi

Mi tur­ba mol­to che non ven­ga com­pre­so che tut­to è ses­so e cibo. E mi tur­ba che si pen­si che io sia una spe­cie di assa­ta­na­to che pas­sa il tem­po nel­la ricer­ca di cibo e figa. Non è così. Evi­den­te­men­te il mio livel­lo comu­ni­ca­ti­vo non era ben cali­bra­to. Vi chie­do scu­sa. Non impor­ta che lavo­ro fac­cio. Ne ho fat­ti parec­chi, cre­de­te­mi. E mol­to dif­fe­ren­ti tra loro. Ma non è que­sto il pun­to. Cosa c’è che non sia ses­so e cibo? Nul­la. Eppu­re io non cer­co que­ste cose. Cer­co la Veri­tà, cer­co l’Amore, ma anche la gra­ti­fi­ca­zio­ne, amo quan­do sen­to le cel­lu­le del mio cer­vel­lo affa­ti­ca­te, cer­co il pia­ce­re fisi­co quan­to quel­lo intel­let­ti­vo, sen­ti­men­ta­le, spi­ri­tua­le. Mi scoc­ce­reb­be, ma potrei sta­re anni sen­za ses­so e gior­ni sen­za cibo. Non è un pro­ble­ma. Ed anche que­sto è ses­so e cibo. Non pos­so spie­ga­re a più per­so­ne que­sta cosa se non vie­ne com­pre­sa (nel sen­so più auten­ti­co che il ver­bo “com­pren­de­re” espri­me) ora e così. Pos­so solo dire di fer­mar­vi a riflet­te­re sull’evoluzione che quel­la stram­ba scim­mia ha per­cor­so e come, da allo­ra, abbia­mo evo­lu­to i nostri biso­gni ed i nostri mez­zi per sod­di­sfar­li. Com­pren­de­re que­sto, cre­de­te­mi, è tan­tis­si­mo. E le dif­fe­ren­ti bran­che del sape­re cor­ro­no tut­te incon­tro a que­sto con­cet­to. A tito­lo esem­pli­fi­ca­ti­vo, l’economia, con la sua ricer­ca di come otte­ne­re il mas­si­mo con il mini­mo sfor­zo, non è altro che una pre­sa di coscien­za del­la neces­si­tà urlan­te di ses­so e cibo. La cre­sci­ta spi­ri­tua­le e cul­tu­ra­le. Nul­la di più asce­ti­ca­men­te distan­te dal­la ricer­ca di ses­so e cibo. Ne sie­te con­vin­ti? O for­se l’elevazione dell’individuo, que­sta sete impla­ca­bi­le di Sape­re e Veri­tà che gia­ce den­tro ogni spi­ri­to supe­rio­re, den­tro ogni Super Io, se pre­fe­ri­te, da dove deri­va? Non for­se da una voci­na, da un chip che ci han­no mes­so nel culo, dal nostro spi­ri­to o istin­to o DNA o ange­lo custo­de chia­ma­te­lo come vole­te che vuo­le che si diven­ti il meglio imma­gi­na­bi­le per ave­re più pos­si­bi­li­tà di tra­man­da­re i pro­pri geni e non quel­li di altri, per ave­re l’utopistica cer­tez­za che in una lot­ta evo­lu­ti­va non sarà il mio vici­no di casa che non vale quan­to me a sal­var­si, ma io, io ed i miei caz­zo di geni. E’ un livel­lo trop­po inte­rio­re per­ché pos­sa esse­re ela­bo­ra­to razio­nal­men­te da chiun­que, eppu­re.… Mi pia­ce la pie­ga che pren­de que­sto blog! Atten­do repli­che alle qua­li non man­che­rò di rispondere.

Valeria

Pro­vo a dir­la in un altro modo; tan­to per vede­re che pie­ga pren­de que­sto inte­res­san­te dia­lo­go: for­se non è che tut­to è ses­so e cibo. For­se tut­to è evo­lu­zio­ne e ses­so e cibo sono i mez­zi, non il fine. Sono nutri­men­to per ogni esse­re viven­te ma l’es­se­re uma­no, un po’ più crea­ti­vo, un po’ più evo­lu­to (spe­ria­mo!), fa di meglio: arric­chi­sce que­sti nutri­men­ti, li “ele­va” per così dire… O alme­no gli pia­ce pen­sa­re di riuscirci.

P.S.: Però anche secon­do me fai il capo del per­so­na­le! Il mio mi fa la tira… e nem­me­no tan­to discre­ta. Non c’è dub­bio che per lui tut­to sia ses­so e cibo 🙂

Sting
Reply to  Valeria

Ebbe­ne cara Vale­ria, mi pia­ce come la pen­si. Cre­do che il nostro diret­to­re del per­so­na­le :)) la inten­da in sen­so lato. Un po’ come è ridut­ti­vo con­si­de­ra­re l’E­ros come fare ses­so, e nutrir­si come imbu­drir­si (cit. Franz). Ses­so come ricer­ca dell’ Eros, del pia­ce­re in sen­so più ampio, e cibo come mez­zo di “sosten­ta­men­to” del cor­po, ma anche del­l’e­mo­ti­vo, del­l’in­te­rio­re. In qua­lun­que modo lo si inten­da. Poi ci sono i cin­ghia­li a due zam­pe che inve­ce inter­pre­ta­no il tut­to in modo mool­to let­te­ra­le, alcu­ni rie­sco­no ad esse­re mol­to comici!

Franz
Reply to  Valeria

Resta da vede­re in qua­le del­le due cate­go­rie rien­tri, per lui! Potreb­be esse­re un can­ni­ba­le sot­to men­ti­te spoglie? 🙂

Franz

Ecco che spun­ta il tan­tri­co­ne! Comun­que spie­ga­mi la dif­fe­ren­za tra ses­so e cibo, visto che ci sei…

sam

uomo. rap­pre­sen­ti un Prin­ci­pio cer­ca in tè le qua­li­tà che ti con­pe­to­no, espri­mi­le, pene­tra con esse …
non più ado­le­scen­ti non pro­pio ses­so e cibo.
si può esse­re più arditi.
uomi­ni e donne…quanta pau­ra di crescere.
mol­to spreco.

Franz
Reply to  sam

Bila­te­ra­le, my dar­ling… bilaterale…

sam
Reply to  Franz

asso­lu­ta­men­te …bi…laterale…
non pen­sa­re che non mi met­ta in discussione…era solo un ten­ta­ti­vo (e non rivol­to neces­sa­ria­men­te a tè ) di con­ver­sa­re con un altro lingua…ggio di argo­men­ti più o meno futili
mah …ten­ta­ti­vo maldestro…
mon petit..smack!!

Inenascio Padidio

Sono addi­ve­nu­to a dimo­stra­re in manie­ra sola­re, inne­ga­bi­le: la VERITA’ (incon­fu­ta­bi­le e incon­tro­ver­ti­bi­le), ho fat­to emer­ge­re l’As­so­lu­to, la Tra­scen­den­za,… fino ad inter­pre­ta­re DIO (supe­ran­do il “Prin­ci­pio di non con­trad­di­zio­ne”). Sono Ita­lia­no e, per­tan­to, mi rife­ri­sco a DIO come inte­so nel­la pri­ma enci­cli­ca del­l’at­tua­le Pon­te­fi­ce: “Deus Cari­tas Est”.
Sono clas­se 1939, ho com­piu­to 70 anni il 23 u.s., in pen­sio­ne arti­gia­na (euro 458 men­si­li) dal 1/2/2004.
Ho svol­to appas­sio­na­ta­men­te il lavo­ro di com­po­si­to­re tipo­gra­fo lino­ty­pi­sta dal 1953 al 2003. Sono 50anni, che diven­ta­no 80 per­ché si devo­no aggiun­ge­re 30 anni di lavo­ro dop­pio (1963−1993), da auten­ti­co ope­ra­io sta­ka­no­vi­sta, sia come dipen­den­te che in pro­prio da arti­gia­no, per per­met­ter­mi l’au­to, l’a­ma­ta moglie casa­lin­ga e 3 gio­iel­li di figlie, tut­te dedi­te volon­ta­ria­men­te agli stu­di uni­ver­si­ta­ri e desi­de­ro­se di lau­rear­si. Con mia moglie casa­lin­ga, non abbia­mo ere­di­ta­to niente.
Nel­l’ot­to­bre 1993, all’e­tà di 54 anni, ho ini­zia­to la ricer­ca del­la Veri­tà. Vivo con i sen­ti­men­ti di DIO ormai dal 1/11/2003.
Per gli stret­ti fami­lia­ri super­sti­ti del­la fami­glia di ori­gi­ne (2 fra­tel­li e 1 sorel­la) e del­la fami­glia acqui­si­ta (2 figlie, di cui la pri­mo­ge­ni­ta Vale­ria è socio­lo­ga in Roma dal 1994), sono ogget­to di mas­si­mo ludi­brio e ver­go­gna e, per­tan­to, rele­ga­to a vive­re neglet­to, in pic­co­lo “mani­co­mio pri­va­to” di mq 16, per esse­re rite­nu­to ‘paz­zo’, con decor­ren­za 2 mar­zo 1994.
Per l’Au­to­ri­tà Giu­di­zia­ria sono sta­to giu­di­ca­to con sen­ten­za del 5 mag­gio 2006, per­so­na NON IMPUTABILE per “Inca­pa­ci­tà d’in­ten­de­re e volere”.
Per l’Au­to­ri­tà Sani­ta­ria sono sta­to defi­ni­ti­va­men­te accer­ta­to, in data 29/1/2008: “Inva­li­do civi­le tota­le – Codi­ce 06”, con le seguen­ti mino­ra­zio­ni dia­gno­sti­che: “Distur­bo deli­ran­te del­la per­so­na­li­tà con gra­ve com­pro­mis­sio­ne del fun­zio­na­men­to per­so­na­le e sociale”.
Da per­so­na igno­ran­te in infor­ma­ti­ca, inter­net, ingle­se, ho crea­to dal 1/1/2008 un “DIARIO in Rete” (rias­sun­ti­vo degli ulti­mi 15 anni di vita) ma, ahi­voi, sem­bra che a leg­ger­lo, per il 99%, sia sol­tan­to io!…
In veri­tà, in veri­tà, La VERITA’ è il Sum­mun Bonum per l’in­te­ra uma­ni­tà. Per­ché anco­ra, ottu­sa­men­te, gli uomi­ni mag­gior­men­te dota­ti, in pri­mis, Ema­nue­le Seve­ri­no, anco­ra la sof­fo­ca­no erro­nea­men­te da stolti?
Voi tut­ti, che qui mi leg­ge­te, rispon­de­te­mi e pone­te­mi non 1 ma 100 doman­de sul mio blog, per l’ap­pro­fon­di­men­to del caso, ine­di­to in asso­lu­to mon­dia­le. A che pro? Per risol­ve­re bril­lan­te­men­te tut­te le scia­gu­re del­l’I­ta­lia e, con­se­guen­te­men­te, di tut­te le Nazioni.
Un cor­dia­le salu­to circolare

Ine­na­scio Padidio 🙂 🙂 🙂

Franz

Egr. Ine­na­scio… tra­la­scian­do tut­to… cosa che mi sem­bra la più sag­gia, dopo aver visi­ta­to il tuo sito… mi pia­ce­reb­be sape­re da dove ori­gi­na il tuo nome. Voglio dire: é uno pseu­do­ni­mo, vero?

Umberto Veronesi

Dif­fe­ren­za tra ses­so e cibo? Da un lato pri­mor­dia­le, vera radi­ce di que­sta ricer­ca spa­smo­di­ca, poche, for­se nes­su­na. E’ una cor­sa istin­tua­le, non razio­na­le, ver­so un sen­ti­re for­te ed irre­si­sti­bi­le che oblìa la coscien­za. E’ lo stes­so sen­ti­re. Nel­l’e­vo­lu­zio­ne del sen­ti­re, nei seco­li, si è dap­pri­ma diver­si­fi­ca­to, poi si è dira­ma­to in mil­le pic­co­le evo­lu­zio­ni che ren­do­no dif­fi­cil­men­te rin­trac­cia­bi­li le matri­ci rea­li. Comun­que anche il rifiu­to del lavo­ro rispon­de allo stes­so sti­mo­lo del­la devo­zio­ne al lavo­ro. Così come la scel­ta di casti­tà rispon­de allo stes­so sti­mo­lo del tar­ri­co­ni­smo. Buo­na giornata.

Franz

Sba­glio o evadi?
Par­la­vo del­la ricer­ca del pia­ce­re… del biso­gno e del desi­de­rio… che mi dici?

Umberto Veronesi

Non sba­gli. Che cos’è il pia­ce­re? Che cos’è il biso­gno e che cos’è il desi­de­rio? Pri­ma biso­gna defi­ni­re que­ste cose. Dun­que, il “pia­ce­re” riten­go sia una sen­sa­zio­ne che il nostro cer­vel­lo ci fa pro­va­re chi­mi­ca­men­te, per gra­ti­fi­ca­re deter­mi­na­ti input rice­vu­ti che sono Natu­ral­men­te “bene”. Scal­dar­si quan­do si ha fred­do, man­gia­re quan­do si ha fame, etc. a livel­lo base, più nel com­ples­so potrem­mo esem­pli­fi­ca­re con l’ap­pren­de­re un con­cet­to nuo­vo, sod­di­sfa­re una curio­si­tà, un biso­gno, anche sen­ti­men­ta­le, spi­ri­tua­le, etc. Il “biso­gno” cre­do che sia ciò che il nostro spi­ri­to, cer­vel­lo, ani­ma (e met­ti­ci quel che le tue idee desi­de­ra­no) ti chie­do­no per miglio­ra­re il pro­prio sta­tus. Calo­re quan­do hai fred­do, cibo quan­do hai fame, una nozio­ne quan­do ti man­ca e ne sen­ti la man­can­za, una don­na, un ami­co, la sco­per­ta di una qual­che Veri­tà, etc. Il “desi­de­rio” è il Sen­ti­re di un biso­gno pre­ci­so. Se sia­mo dac­cor­do su que­ste defi­ni­zio­ni pos­sia­mo appro­fon­di­re il resto. Che dici?

Sting

Ora che ho fini­to di man­gia­re, bevu­to caf­fè e ammaz­za­caf­fè, e aspet­to che la segre­ta­ria mi.…. oops!
Ora, dice­vo, mi pare chia­ro che il moto­re di TUTTO sia la ricer­ca (istin­ti­va o con­sa­pe­vo­le) del piacere.
Fisi­co, men­ta­le, spi­ri­tua­le, ce n’è per tut­ti. Nutrir­si dà pia­ce­re, fare ses­so anche (fare l’a­mo­re mol­to di più), essre­re sga­ma­ti, astu­ti “vin­cen­ti” gra­ti­fi­ca e da pia­ce­re. Ci sono vari “livel­li” di pia­ce­re, dal più gros­so­la­no al più rare­fat­to, ed anche il pia­ce­re che ci impri­gio­na ren­den­do­ci dipen­den­ti da cose che maga­ri dan­neg­gia­no il cor­po. Sfi­dia­mo il peri­co­lo per­chè così ci sen­tia­mo vivi, e que­sto ci da in’im­men­so piacere.
E poi: “biso­gno” è qual­co­sa di cui non pos­sia­mo fare a meno, ma è anche il segno di una man­can­za, di un vuo­to da colmare.
“desi­de­rio” tra­zio­ne ver­so il voler rag­giun­ge­re, in tut­ta libertà.
Esem­pio: io ho biso­gno di lavo­ra­re per col­ma­re il vuo­to ango­scian­te del mio con­to corrente!

the_highlander

Pia­ce­re? Mole­co­le nel cor­po. For­se biso­gna cer­ca­re la fon­te di tut­ti i pia­ce­ri, il pia­ce­re supre­mo indi­pen­den­te, che non sia sem­pli­ce­men­te una endor­fi­na che vaga per il siste­ma cir­co­la­to­rio titil­lan­do i recet­to­ri nel cer­vel­lo, mec­ca­ni­smo crea­to per spin­ger­ci alla ripro­du­zio­ne ed alla nutri­zio­ne altri­men­ti nean­che quel­lo sarem­mo riu­sci­ti a farlo 🙂

Sting
Reply to  the_highlander

Infat­ti. Si ten­de a con­fon­de­re gli effet­ti (le endor­fi­ne), con le cau­se che han­no dato il via ad un pro­ces­so. Già sia­mo foca­liz­za­ti sul livel­lo bio­lo­gi­co di tut­to ciò che ci acca­de… basta!
Quan­do leg­go che l’a­mo­re non è altro che una varia­zio­ne ormo­na­le.. é vero, ma “cosa” l’ha mes­sa in moto? Per­chè sia­mo spin­ti a spe­ri­men­ta­re l’a­mo­re, il pia­ce­re etc. Non cer­to per­che bio­lo­gi­ca­men­te abbia­mo biso­gno di un più alto livel­lo di ormoni..

Umberto Veronesi

No. In effet­ti non per quel­lo. Soprav­vi­ven­za di sé stes­si e del­la pro­pria stir­pe. Cosa resta di sé una vol­ta estin­ti? Sicu­ra­men­te even­tua­le pro­le, sul pia­no fisi­co. Sul­l’al­tro piano?

Umberto Veronesi

Inte­res­san­tis­si­mo.… I blogs me li leg­ge­rò con vivo inte­res­se. Inve­ce ho pro­va­to a ragio­na­re sul­lo pseu­do­ni­mo. Inne­na­scio Padidio.
Ine­na­scio. Ini­zial­men­te non mi veni­va nul­la in men­te. Ma poi ho avu­to una fol­go­ra­zio­ne: esi­ste una pos­si­bi­li­tà nel­la mito­lo­gia lati­na, nei rac­con­ti di Cice­ro­ne, in cui c’era Nascio una dea del­la nasci­ta e pro­tet­tri­ce del­le gene­ra­zio­ni futu­re. Dovreb­be esse­re l’evoluzione di Eilei­thy­ia, Eilei­thy­iai, o Eleu­thia, divi­ni­tà pre-olim­pi­ca. Esi­ste ad Ardea (Roma) un tem­pio dedi­ca­to a Nascio. Quin­di il nome potreb­be suo­na­re tipo “In Nascio” inte­so come ciò che è den­tro, com­pre­so nel­la nati­vi­tà. Lo spi­ri­to di vita, secon­do quan­to si potreb­be dedur­re dal­le radi­ci cul­tu­ra­li del personaggio.
Padi­dio: ho pro­va­to a divi­der­lo in pad di dio – pad è usa­to in rete come part­ner a distan­za e quin­di part­ner a distan­za di dio. Cari­no. Non mi pare pos­sa fun­zio­na­re. Poi ho tro­va­to la radi­ce lati­na “pes” che si ritro­va in “pod” in gre­co e che vie­ne dal san­scri­to “pad” con il signi­fi­ca­to di “cam­mi­no”. Ver­reb­be “il cam­mi­no di dio”. Bel­lo. Mol­to più convincente(Piede radi­ce pad muo­ver­si). Ma c’è di meglio: dibat­te­re vor­reb­be dire «cal­pe­sta­re con inten­si­tà». Bat­te­re vie­ne da “batue­re”, con­nes­so alla radi­ce Pad, da cui il gre­co pateo (cal­pe­sto) e il ter­mi­ne pie­de. Invi­ta­re qual­cu­no a un dibat­ti­to è dun­que invi­ta­re a far­si cal­pe­sta­re e a cal­pe­sta­re. (fon­te: Bolo­gna set­te, sup­ple­men­to a Avve­ni­re del 20/05/07). Tra­la­scian­do tut­to que­sto, potreb­be suo­na­re per esem­pio come “bat­ti­to­re di dio”? Chis­sà… For­se la secon­da è la più esat­ta. Quin­di, rias­su­men­do, avremmo:
Spi­ri­to di Vita nel cam­mi­no di Dio. Non male. Inte­res­san­tis­si­mo, infi­ne, il rife­ri­men­to a Ema­nue­le Seve­ri­no, filo­so­fo nato 10 anni pri­ma del per­so­nag­gio e che in real­tà è in for­tis­si­ma con­trap­po­si­zio­ne con la Chie­sa, per la sua visio­ne del Super Dio e che ha scrit­to cose asso­lu­ta­men­te inte­res­san­tis­si­me sul­la Veri­tà e la ricer­ca del­la stes­sa. Spe­ro che que­sto deli­rio pos­sa esse­re un con­tri­bu­to interessante.

Inenascio Padidio

Rispon­do, con mol­to pia­ce­re, con 4683 bat­tu­te, all’erudito UMBERTO VERONESI (pen­so solo omo­ni­mo del gran­de famo­so onco­lo­go ateo, regi­stra­to all’UAAR, tut­to dis­sen­na­ta­men­te sbi­lan­cia­to nel par­ti­to demo­cra­ti­co di W. Veltroni).
Per que­sto ripor­to la rispo­sta al mio pre­ce­den­te com­men­to a STING del sim­pa­ti­co FRANZ:

« Egr. Ine­na­scio… tra­la­scian­do tut­to… cosa che mi sem­bra la più sag­gia, dopo aver visi­ta­to il tuo sito… mi pia­ce­reb­be sape­re da dove ori­gi­na il tuo nome. Voglio dire: é uno pseu­do­ni­mo, vero?».

Rispo­sta:
Dopo aver visi­ta­to il mio sito «tra­la­scian­do tut­to» non è «cosa… più sag­gia» ma più stol­ta. Egre­gio FRANZ, ciò pre­mes­so, per pri­ma cosa mi com­pli­men­to con Te per il pia­ce­re che pro­vo nel deli­ziar­mi del­la visio­ne sul Tuo blog de’ «La gnoc­ca del momen­to»: stu­pen­de gnoc­che! Vor­rei ripor­tar­le sul mio blog, pur­trop­po non ci rie­sco per igno­ran­za. Godo ugual­men­te tra­sfe­ren­do­mi sul tuo blog quan­do Goo­gle mi avver­te di nuo­vo post. 

Pas­so a sod­di­sfa­re la curio­si­tà di sape­re da dove ori­gi­na il mio pseu­do­ni­mo: Ine­na­scio Padidio.

Con­ci­lia con tut­ta la dot­ta, eru­di­tis­si­ma disqui­si­zio­ne fat­ta dal VERONESI, a me total­men­te sco­no­sciu­ta. Per­tan­to rin­gra­zio viva­men­te per il Suo com­men­to, da me rite­nu­to affa­sci­nan­te e suggestivo.

Con lo pseu­do­ni­mo “Ine­na­scio Padi­dio” ho inte­so rap­pre­sen­ta­re, vir­tual­men­te sul Web, la mia dimen­sio­ne SOPRANNATURALE di «Uomo psi­chi­co “spi­ri­tua­le”», che vivo dal 1/11/2003, dove inter­pre­to il Dio/Padre Tri­ni­ta­rio, che è uni­ca­men­te AMORE. Sono dota­to dei 2 attri­bu­ti di “mise­ri­cor­dia” e “onni­po­ten­ten­za” ma, si badi bene, azze­ra­to in quan­to all’attributo divi­no di “onni­scien­za”. Qui pos­seg­go il con­tra­rio: “onni­gno­ran­za”. Infat­ti cono­sco, discre­ta­men­te, appe­na il lin­guag­gio “napo­li­ta­lia­no”.

Pseu­do­ni­mo rica­va­to da: «In.en.ascio. Pa.di.dio» che si tra­du­ce in: «Indot­to Enri­co Ascio­ne – Paz­zo di DIO» a decor­re­re dal 25/10/1993.

“Indot­to”: nel­la dupli­ce acce­zio­ne di agget­ti­vo e ver­bo par­ti­ci­pio pas­sa­to di “indur­re”. Il che sta a signi­fi­ca­re che la “Regia” del­la mia inter­pre­ta­zio­ne è, ine­qui­vo­ca, del­lo Spi­ri­to San­to, che agi­sce in ogni uomo/donna esi­sten­te. Mia con­vin­zio­ne che mi tie­ne disin­vol­to su una vet­ta ver­ti­gi­no­sis­si­ma, spen­sie­ra­to da qual­sia­si mini­ma pre­oc­cu­pa­zio­ne. Ho rice­vu­to, indub­bia­men­te, una “Gra­zia uni­ca”, incom­men­su­ra­bil­men­te bel­la per­ché a bene­fi­cio dell’intera uma­ni­tà, del­la qua­le “Gra­zia” non mi attri­bui­sco asso­lu­ta­men­te alcun merito. 

“Paz­zo di DIO” signi­fi­ca che sono “inna­mo­ra­to” fol­le­men­te di DIO per «Ragio­ne del cuo­re» che, come ha inse­gna­to Blai­se Pascal «La ragio­ne non com­pren­de», ed io aggiun­go che è “Real­tà” INDIFFERENTE per ogni Reli­gio­ne – INACCESSIBILE ad ogni Filo­so­fia e Scienza.

“Enri­co Ascio­ne” è il mio nome e cogno­me ana­gra­fi­co, con cui vivo real­men­te nel­la dimen­sio­ne di comu­ne «Uomo psi­chi­co», con­dan­na­to dai più stret­ti fami­lia­ri, dall’Autorità Sani­ta­ria e Giu­di­zia­ria Ita­lia­na ad auten­ti­ca «Mor­te civi­le» (con­dan­na non com­mi­na­ta nean­che ai più cru­de­li cri­mi­na­li), rele­ga­to a vive­re in “mani­co­mio pri­va­to” di mq 16, pri­va­to da oltre 12 anni di un let­to per dor­mi­re digni­to­sa­men­te e, dal 2 novem­bre 2008, addi­rit­tu­ra del dirit­to di poter vede­re la TV, pur essen­do affe­zio­na­to uten­te pagan­te il cano­ne RAI. Pra­ti­ca­men­te sono trat­ta­to come per­so­na «Inter­det­ta di fat­to», pri­va­ta del­la «capa­ci­tà di agi­re in giudizio».

Ed è in que­sta ulti­ma con­di­zio­ne di vita che io inten­do far vale­re il mio DIRITTO GIUSNATURALISTICO, che mi fa dive­ni­re “Tito­la­re natu­ra­le” (Giu­sna­tu­ra­li­sta per­fet­to) del DIRITTO SOGGETTIVO ASSOLUTO “erga omnes” che, tra­dot­to in Sol­do­ni, ad esem­pio, i miei ama­ti con­na­zio­na­li: Sting, Franz ed Ember­to Vero­ne­si, mi dovran­no cor­ri­spon­de­re, per la “Lezio­ne di Sapien­za” sem­pli­ce, impar­ti­ta al Sovra­no Popo­lo Ita­lia­no, dal­la fine dell’Anno San­to 2000, l’onorario di Lit. 100 miliar­di, usu­fruen­do del­la ric­ca fran­chi­gia di Lit. 6 miliar­di, per garan­ti­re il futu­ro di benes­se­re a tut­ti gli ama­ti con­na­zio­na­li e loro discen­den­ti. Guar­da caso, DIO risol­ve agli uomi­ni, attra­ver­so il sot­to­scrit­to, anche l’immensa attua­le cri­si eco­no­mi­co-finan­zia­ria in atto.

Se io vi giu­di­co da oltre 8 anni: «Total­men­te inca­pa­ci d’intendere e vole­re» e, per­tan­to, NON IMPUTABILI per pale­se INNOCENZA, che caz­zo mai pote­te teme­re da Dio, ver­so cui io, a mia vol­ta, riten­go di esse­re IRRESPONSABILE?!

Infi­ne, egre­gio VERONESI, hai ter­mi­na­to l’ottimo com­men­to con la frase:

«Spe­ro che que­sto deli­rio pos­sa esse­re un con­tri­bu­to interessante».

Non devi “spe­ra­re” ma “pren­de­re” e pro­di­gar­ti a far “pren­de­re atto” che il mio “deli­rio” sal­va l’Italia, lo Sta­to Vati­ca­no e il mon­do inte­ro da tut­te le scia­gu­re uma­ne, nel bene e nel male. I det­ta­gli sui 2 blog e YouTube/Inenascio. Cordialmente

Ine­na­scio Padidio 🙂

Inenascio Padidio

ERRATA-CORRIGE.

Inter­ven­go anco­ra sul mio inter­ven­to per scu­sar­mi e pre­ga­re FRANZ di cor­reg­ge­re il gra­ve erro­re di bat­ti­tu­ra, che stor­pia il nome di UMERTO VERONESI.
Inol­tre è pure da coreg­ge­re la paro­la erra­ta “onni­po­ten­za” con­te­nen­te ripe­ti­zio­ne del­la sil­la­ba “ten”.

Anco­ra, nel­la fra­se: «“Indot­to”: nel­la dupli­ce acce­zio­ne di agget­ti­vo e ver­bo par­ti­ci­pio pas­sa­to di “indur­re”.» vi è una omissione.
La fra­se esat­ta è: «“Indot­to”: nel­la dupli­ce acce­zio­ne di agget­ti­vo qua­li­fi­ca­ti­vo di per­so­na pri­va di ogni dot­tri­na (in-dot­ta) e ver­bo par­ti­ci­pio pas­sa­to di “indur­re”».

Tut­ta la mia gra­ti­tu­di­ne a FRANZ se vor­rà esau­di­re la mia pre­ghie­ra di cor­reg­ge­re det­ti miei erro­ri, dovu­ti alla fret­ta e all’e­tà anziana.

Infi­ne, segna­lo che è del tut­to natu­ra­le e comu­ne la rea­zio­ne di «… un filo di mal di testa,…», che pro­du­ce la rifles­sio­ne sul­la mia per­so­na, per cui chiun­que si fa «Pen­sie­ro… che rinun­cia a pen­sa­re» (cosid­det­to pen­sie­ro debo­le da K. Pop­per, di cui G. Vat­ti­mo è la mas­si­ma espres­sio­ne in Italia).