Arriva il Tamagotchi 2: Tuttuki Bako, interattivo e accattivante è una trappola per i bambini

L’a­ve­vo già visto acca­de­re con il pri­mo Tama­got­chi: l’in­stau­rar­si di una for­ma di for­tis­si­ma dipen­den­za tra un ragaz­zi­no e il suo ani­ma­let­to vir­tua­le, tan­to che quan­do si è rot­to il gio­chi­no, il pic­co­lo ha dovu­to rice­ve­re assi­sten­za psi­co­lo­gi­ca, più che se gli fos­se mor­to il cane“vero”. Se nel­la pri­ma ver­sio­ne il dia­bo­li­co pet digi­ta­le dava dipendenza,figuriamoci in questa.

Il pro­ble­ma è che nel caso di un affet­to ver­so un ani­ma­le vero, quan­do que­sto vie­ne a man­ca­re, la men­te per­de dopo un po’ appi­glio per­chè l’og­get­to del desi­de­rio non c’è più, e il ragazzo“se ne fa una ragio­ne”. Ma nel caso del­l’a­ni­ma­le digi­ta­le, la men­te costrui­sce un model­lo vir­tua­le secon­da­rio a quel­lo prin­ci­pa­le, e quan­do que­sto vie­ne a man­ca­re, inne­sca un casi­no bestia­le, per­chè di fat­to è aggan­cia­ta a se’ stes­sa e non a qual­co­sa di reale.

Ades­so arri­va l’e­vo­lu­zio­ne di quel­la schi­fez­za. E’ il “tut­tu­ki bako”. La schi­fez­za 2.0 con­si­ste nel­lo stes­so siste­ma del­la ver­sio­ne pre­ce­den­te, con in più un buco da cui si può infi­la­re un dito. All’in­ter­no un sem­pli­ce siste­ma met­te il dito in rela­zio­ne con le imma­gi­ni e un paio di attua­to­ri mec­ca­ni­ci. L’u­ten­te a que­sto pun­to ha la sen­sa­zio­ne di toc­ca­re vera­men­te il per­so­nag­gio vir­tua­le, il qua­le appren­te­men­te rispon­de in modo interattivo.

Per la mia espe­rien­za pre­gres­sa que­sto gio­co è un’au­ten­ti­ca trap­po­la per ragaz­zi. Pen­sa­te­ci pri­ma difar­vi com­muo­ve­re, caso mai par­tis­se que­sta paranoia.

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the_highlander

Par­la­vo ieri sera pro­prio con una mia ami­ca che è rima­sta shoc­ka­ta dopo aver visto un nuo­vo gad­get in un nego­zio di tele­fo­ni­ni… un pic­co­lo dino­sau­ro con sen­so­ri di udi­to e di tat­to che uti­liz­za una rete neu­ra­le per appren­de­re “http://it.wikipedia.org/wiki/Pleo”. Que­sta “bestio­li­na” è pro­gram­ma­ta per “pre­me­re” tut­ti i tasti emo­ti­vi di una per­so­na. Chie­de le carez­ze, sco­din­zo­la, pian­ge se gli dai le bot­te, e si muo­ve pro­prio come una bestia vera. La mia ami­ca è rima­sta scon­vol­ta dal­la pro­pria rea­zio­ne quan­do il robot è sta­to spen­to. Mi ha det­to che le è venu­to un sen­so di pro­te­zio­ne nei con­fron­ti del gio­cat­to­lo e si è chie­sta in effet­ti quan­to si assot­ti­glie­rà in futu­ro la dif­fe­ren­za tra il rea­le e… l’il­lu­so­rio e dove effet­ti­va­men­te sta il con­fi­ne tra uomo e… mac­chi­na. La mia rispo­sta è sta­to un lun­go sospiro … 🙂