Ricerca della Verità e meditazione 13 – Il dubbio

La ricer­ca del­la veri­tà impli­ca che si sia per­ve­nu­ti in qual­che modo a met­te­re in dub­bio la real­tà di ciò che si spe­ri­men­ta ordi­na­ria­men­te. Che si sia cioè in quel­la ter­ra di nes­su­no in cui l’apparenza si rive­la come tale, ma ri-velan­do­si appun­to non fac­cia vede­re quel­lo che nasconde.

La strut­tu­ra del­la men­te uma­na è mol­to com­ples­sa. Chi nel cam­po dell’informatica abbia mai cer­ca­to di acco­star­si alle reti neu­ra­li (pal­li­dis­si­mo ten­ta­ti­vo di imi­ta­re la strut­tu­ra di fun­zio­na­men­to del cer­vel­lo uma­no), sa che essa fun­zio­na esclu­si­va­men­te in moda­li­tà bina­ria. Vero o Fal­so, Si o No, 0 o 1.

Nono­stan­te l’elaborazione dei con­cet­ti, e il fun­zio­na­men­to sia­no paral­le­li, con­sen­ta­no cioè l’elaborazione di più segna­li con­tem­po­ra­nea­men­te, l’elaborazione di un sin­go­lo pen­sie­ro non può asso­lu­ta­men­te pre­scin­de­re da una logi­ca binaria.

Ho par­la­to solo di pen­sie­ro. In real­tà a tut­ti è capi­ta­to di spe­ri­men­ta­re un ter­zo sta­to men­ta­le, al momen­to anco­ra del tut­to pre­clu­so per qua­lun­que ela­bo­ra­to­re com­ples­so: quel­lo del dub­bio. Ma se la men­tre è capa­ce di dire solo “SI” e “NO”, come mai a noi inve­ce capi­ta di dire “BOH”?.

Evi­den­te­men­te per­ché qualcos’altro è entra­to in gio­co. Il dub­bio, que­sto sco­no­sciu­to, è un vero e pro­prio sta­to dell’uomo, ma non del­la men­te. Il dub­bio è lo sta­to risul­tan­te dall’incontro del­la men­te con le emozioni.

Un com­pu­ter potrà esse­re velo­cis­si­mo, paral­le­lo, neu­ra­le, quan­ti­sti­co… ma non ter­na­rio, quan­to­me­no fino a che non si inte­gre­rà all’interno del suo siste­ma ope­ra­ti­vo qual­co­sa che asso­mi­gli a un “gene­ra­to­re di emo­zio­ni”, in gra­do di met­te­re in cri­si, come suc­ce­de nell’uomo, la strut­tu­ra bina­ria del pensiero.

Quel­lo che dovreb­be appa­ri­re chia­ro a que­sto pun­to, è che se il pen­sie­ro può esse­re mes­so in cri­si dal­le emo­zio­ni, e se da que­sta cri­si può sca­tu­ri­re uno sta­to che non è men­ta­le, e nem­me­no emo­ti­vo, deve per for­za esi­ste­re qualcos’altro, qual­co­sa che non è né pen­sie­ro né emo­zio­ne, e che cor­ri­spon­de al dubbio.

Uno sta­to di coscien­za, come potrem­mo mol­to ardi­ta­men­te defi­nir­lo, che fino a che per­si­ste apre uno spa­zio che con­tie­ne in se sia la men­te ordi­na­ria, quel­la del pen­sie­ro mec­ca­ni­co, che l’emotivo ordi­na­rio, ma che non si rie­sce a defi­ni­re altrimenti.

Il dub­bio non è cosa nega­ti­va o posi­ti­va, bel­la o brut­ta. Il dub­bio è qual­co­sa di aset­ti­co, che defi­ni­sce l’inizio di un per­cor­so, per la cui esplo­ra­zio­ne occor­ro­no stru­men­ti cogni­ti­vi ordi­na­ria­men­te non utilizzati.

Ecco per­ché “fat­ti veni­re un dub­bio” come mot­to di que­sto blog.

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