Il potere del perdono, e la sfiga del senso di colpa

Per par­la­re del per­do­no biso­gna obbli­ga­to­ria­men­te par­la­re del­la col­pa. Que­sta paro­la assur­da, figlia del­la mora­le (spe­cial­men­te quel­la cat­to­li­ca), non ha alcun senso.

Esi­sto­no le cau­se, ed esi­sto­no gli effet­ti. La col­pa non è altro che l’at­tri­bu­zio­ne emo­ti­va del­le cause.

Se io pren­do un bic­chie­re e lo but­to per ter­ra, quel­lo si rom­pe. La cau­sa del­la rot­tu­ra è l’im­pat­to col ter­re­no. La cau­sa del­l’im­pat­to è il mio gesto. Quin­di in ulti­ma ana­li­si il sot­to­scrit­to, è la cau­sa del­la rot­tu­ra del bicchiere.

La col­pa del­la rot­tu­ra del bic­chie­re è tut­to quel­l’in­sa­no insie­me di con­si­de­ra­zio­ni emo­ti­ve attor­no a que­sto fat­to: la sof­fe­ren­za del pro­prie­ta­rio che ama­va tan­to quel bic­chie­re, la rot­tu­ra di pal­le del­la dome­sti­ca che deve rac­co­glie­re i pez­zi. Tut­te stronzate.

La cau­sa è una cosa. La col­pa non esi­ste. L’at­tri­bu­zio­ne del­la col­pa, del­lo stra­ma­le­det­to sen­so di col­pa, è la cosa più oscu­ra che sia mai sta­ta inven­ta­ta nel­la sto­ria umana.

Sul dizio­na­rio De Mau­ro – Paravia:

1- azio­ne con­tra­ria alla mora­le o alle leg­gi e la respon­sa­bi­li­tà che ne deriva:
2- azio­ne od omis­sio­ne con­tra­ria a una nor­ma religiosa
3- for­ma di impru­den­za, negli­gen­za, impe­ri­zia o inos­ser­van­za di nor­me giu­ri­di­che, sen­za alcu­na inten­zio­na­li­tà dolo­sa e non per caso for­tui­to, da cui deri­va un dan­no ad altri
4- respon­sa­bi­li­tà di effet­ti negativi
5- erro­re di lin­gua, di stile

Anche nel­la defi­ni­zio­ne del dizio­na­rio, la defi­ni­zio­ne è squi­si­ta­men­te emo­ti­va, ed in ogni caso rife­ri­ta alla mora­le, per­chè anche nel caso del­le defi­ni­zio­ni 3 e 4, appa­io­no il “dan­no ad altri” e gli “effet­ti negativi”.

Dan­no e nega­ti­vi­tà (che poi mi sem­bra sia­no in que­sto caso sino­ni­mi o qua­si), varia­no anch’es­si a secon­da del­la mora­le. In alcu­ne socie­tà un effet­to può esse­re nega­ti­vo, in altre no, e un even­to, pur nega­ti­vo all’ap­pa­ren­za, può in real­tà esse­re posi­ti­vo, visto a poste­rio­ri o da un pun­to di vista più con­sa­pe­vo­le. Come dice Totò, “e chi ti dice che sia un male?”.

E quin­di, che sen­so ha il per­do­no? Già al per­do­no di un altro esse­re uma­no non biso­gne­reb­be voler acce­de­re, mai. Ma voglia­mo par­la­re del per­do­no “divi­no”? E smon­tia­mo subi­to que­st’al­tra tre­men­da, oscu­ran­ti­sta cazzata.

Se Dio (nota­re la maiu­sco­la…) è quel­lo che dico­no sia, ovve­ro infi­ni­ta veri­tà, sapien­za, cono­scen­za, sostan­zial­men­te tut­to quan­to… per­chè mai dovreb­be “per­do­na­re”?

Quan­d’an­che fos­se inte­res­sa­to all’at­to uma­no, cosa che potrei accet­ta­re esclu­si­va­men­te cosi­de­ran­do Dio in for­ma antro­po­mor­fi­ca, e in tal caso spe­ro sia don­na e pure gnoc­ca, quan­d’an­che fos­se inte­res­sa­to, dice­vo, se è a cono­scen­za del­le cau­se pri­me (essen­do infi­ni­ta cono­scen­za) del­l’at­to da per­do­na­re, per­chè mai dovreb­be esse­re offe­so dal­l’at­to stes­so? Tut­t’al più potrà (cono­scen­do la cau­sa del­l’at­to) esse­re con­sa­pe­vo­le del­la sof­fe­ren­za (o del dan­no) gene­ra­ti in altro esse­re, uma­no o no. E poi? E poi basta, per­chè se Dio fos­se anche ven­di­ca­ti­vo, oltre che per­ma­lo­so come nel caso pre­ce­den­te, qual­cu­no mi spie­ga che raz­za di Dio sarebbe?

Va bene che Dio avreb­be fat­to l’uo­mo a sua imma­gi­ne e somi­glian­za, ma voglio cre­de­re che Lui non sia altret­tan­to sfigato!

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