La vecchia corporazione dei giornalisti

Se qual­cu­no anco­ra si chie­de per­chè i blog sono impor­tan­ti, ripor­to sot­to un bel­l’ar­ti­co­lo di Gia­no Dane­luz­zo in rete da cir­ca un anno.

Non si può pro­prio restar­se­ne in pace, ultimamente.

Non fac­cio in tem­po a spe­gne­re il mio bel cal­co­la­to­re (per­ché i ter­mi­ni note­book o pc non mi gar­ba­no mol­to), ridac­chian­do per ciò che ho appe­na scrit­to, che subi­to un’e­mer­gen­za mi richia­ma alle armi. Allo­ra entro in una cabi­na, mi met­to la tuti­na da supe­re­roe e riac­cen­do il cal­co­la­to­re pron­to a col­pi­re nuo­va­men­te le colon­ne por­tan­ti del­la “cul­tu­ra” del nostro paese.

Que­sta vol­ta i mal­fat­to­ri appar­ten­go­no ad una casta sacer­do­ta­le del­le più miste­rio­se e poten­ti: i gior­na­li­sti! Altro che mas­so­ne­ria. I bam­bi­ni di Sata­na sono dei put­ti­ni, in con­fron­to ai gior­na­li­sti ita­lia­ni. Roba che nem­me­no Dario Argen­to è riu­sci­to a far­ci sopra un film.
Pre­met­to che io non sono un gior­na­li­sta, per chi nutris­se cer­ti dub­bi: io non ho mai pre­so un cen­te­si­mo per i miei scrit­ti e mai lo pren­de­rò, pro­prio per via del pote­re di que­sta casta. Non per­ché ciò che scri­vo vale poco, sia ben chia­ro. Anzi, se mi con­fron­to con i gior­na­li­sti del cali­bro di Gam­pie­ro “Bistec­co­ne” Galeaz­zi pen­so che dovrei rice­ve­re 100 € a bat­tu­ta, non­ché il Pulitzer.
Il fat­tac­cio che mi obbli­ga a par­lar di loro risa­le al 19 luglio 2007, quan­do a Vero­na è anda­to in sce­na “Amle­to” di Gabrie­le Lavia al tea­tro Roma­no. Sen­za voler entra­re nel meri­to del­lo spet­ta­co­lo che non ho visto, pare che i gior­na­li­sti abbia­no per lo più abban­do­na­to la sala dopo un quar­to d’o­ra. Ecco, con­si­de­ra­to che poi gli arti­co­li sono sta­ti scrit­ti, i com­men­ti sono sta­ti pub­bli­ca­ti e que­sti pro­fes­sio­ni­sti han­no per­ce­pi­to la loro buo­na remu­ne­ra­zio­ne per que­sta imma­ne fati­ca (men­tre la nostra reda­zio­ne la com­pie gra­tui­ta­men­te), mi pon­go del­le doman­de. Doman­de inquie­tan­ti da por­si in un moder­no sta­to demo­cra­ti­co. Per­ché loro si pos­so­no per­met­te­re cer­ti atteg­gia­men­ti? Come han­no fat­to a crear­si tut­te que­ste “dife­se”?
Il pun­to fon­da­men­ta­le, per ave­re le idee più chia­re in meri­to, sta nel­la nor­ma­ti­va sul­la pro­fes­sio­ne del gior­na­li­sta, che evi­den­zia in manie­ra pale­se come ci si tro­vi di fron­te ad una gra­ve irre­go­la­ri­tà giu­ri­di­ca. Comin­cia­mo dal principio.L’articolo 21 del­la Costi­tu­zio­ne del­la Repub­bli­ca Ita­lia­na, non stia­mo par­lan­do del mani­fe­sto di qual­che par­ti­ti­no popu­li­sta, reci­ta quan­to segue: “Tut­ti han­no dirit­to di mani­fe­sta­re libe­ra­men­te il pro­prio pen­sie­ro con la paro­la, lo scrit­to e ogni altro mez­zo di dif­fu­sio­ne. La stam­pa non può esse­re sog­get­ta ad auto­riz­za­zio­ni o censure”.

Tene­te a men­te que­sto arti­co­lo del­la Costi­tu­zio­ne, per­ché lo vedre­te deri­so da altre nor­me. In par­ti­co­la­re tene­te a men­te “non può esse­re sog­get­ta ad autorizzazioni”.Mettiamo che un ragaz­zo di buo­na cul­tu­ra, con buo­ne capa­ci­tà di comu­ni­ca­zio­ne scrit­ta e con la pas­sio­ne per la mate­ria deci­da di intra­pren­de­re la pro­fes­sio­ne del gior­na­li­sta. Vedia­mo cosa deve fare. Intan­to deve esse­re lau­rea­to, per cui, indi­pen­den­te­men­te da come uno scri­ve e dal suo livel­lo cul­tu­ra­le, la lau­rea è indi­spen­sa­bi­le. Potreb­be esse­re giu­sto, in sé. Que­sto è così dal decre­to del­l’at­tua­le sin­da­co di Mila­no Leti­zia Morat­ti che, il gior­no del­l’e­ma­na­zio­ne, dichia­ra­va che è sta­ta pre­sa que­sta deci­sio­ne “su richie­sta del­l’or­di­ne”. Ma andia­mo avanti.M
ettia­mo che il nostro gio­va­ne abbia con­se­gui­to la sua bra­va ed inu­ti­le lau­rea. L’ar­ti­co­lo 45 del­la leg­ge n. 69/1963 sul­l’Or­di­ne dei Gior­na­li­sti, dice che “nes­su­no può assu­me­re il tito­lo né eser­ci­ta­re la pro­fes­sio­ne di gior­na­li­sta, se non è iscrit­to nel­l’Al­bo pro­fes­sio­na­le”.Benis­si­mo, ora il nostro gio­va­ne lau­rea­to andrà ad iscri­ver­si all’or­di­ne. No! Non cor­ria­mo! Biso­gna fare un pas­so alla vol­ta. Dun­que, per iscri­ver­si si può segui­re una del­le due seguen­ti ed age­vo­li stra­de. Si può diven­ta­re gior­na­li­sta pro­fes­sio­ni­sta” o “pub­bli­ci­sta”. Il pro­fes­sio­ni­sta è colui che eser­ci­ta “in modo esclu­si­vo e con­ti­nua­ti­vo la pro­fes­sio­ne di gior­na­li­sta”, ossia un gior­na­li­sta a tem­po pieno.

Per diven­ta­re pro­fes­sio­ni­sti biso­gna ave­re i seguen­ti requisiti:
1.età non infe­rio­re ai 21 anni
2.iscrizione al regi­stro dei praticanti
3.esercizio con­ti­nua­ti­vo del­la pra­ti­ca gior­na­li­sti­ca per alme­no 18 mesi (o segui­re un’ap­po­si­ta scuo­la di spe­cia­liz­za­zio­ne, costo­sis­si­ma, esclu­si­vis­si­ma e gesti­ta da gior­na­li­sti “arri­va­ti”)
4.superamento di un esa­me di abi­li­ta­zio­ne pro­fes­sio­na­le, che è piut­to­sto selet­ti­vo, al ter­mi­ne del pra­ti­can­ta­to o del­la scuola.

Per diven­ta­re pub­bli­ci­sta, inve­ce, è tut­to mol­to più sem­pli­ce, bisogna:1.aver pub­bli­ca­to arti­co­li con rego­la­ri­tà per alme­no due anni2.presentare i gior­na­li sui qua­li sono appar­si i pro­pri articoli3.presentare i cer­ti­fi­ca­ti dei diret­to­ri di que­ste pub­bli­ca­zio­ni che com­pro­vi­no l’at­ti­vi­tà bien­na­le rego­lar­men­te retribuita.

E qui le risa­te si spre­ca­no, essen­do sem­pre e comun­que gra­tui­te le col­la­bo­ra­zio­ni con chi non è nem­me­no pub­bli­ci­sta. Se poi sei già pub­bli­ci­sta nes­su­no ti pren­de­rà mai, in quan­to è mol­to più como­do ave­re col­la­bo­ra­to­ri che scri­vo­no gra­tis, nel­la spe­ran­za di diven­ta­re for­se, maga­ri, un gior­no pub­bli­ci­sta. Il pub­bli­ci­sta ovvia­men­te non può diven­ta­re pro­fes­sio­ni­sta. Ed ecco che la casta è al sicu­ro. Chi non è con­for­me all’or­di­ne non ce la farà mai.

L’or­di­ne… Ma che cos’è l’or­di­ne? Cosa sono, i segua­ci di Vol­de­mort, che fan­no l’or­di­ne e le loro leg­gi­ne, i rego­la­men­ti deon­to­lo­gi­ci ed eti­ci. Me li imma­gi­no chiu­si in una grot­ta, illu­mi­na­ti da tor­ce, col cap­puc­cio sul capo… E poi van­no a minac­cia­re tut­ti di sput­ta­nar­li ai quat­tro ven­ti con foto nasco­ste, con inter­cet­ta­zio­ni, se non paga­no il piz­zo! L’or­di­ne dei giornalisti.

E que­sti signo­ri che pen­sa­no di ave­re il mono­po­lio del­l’e­spres­sio­ne di opi­nio­ni e del­la scrit­tu­ra, essen­do gli uni­ci, pos­so­no per­met­ter­si que­sti atteg­gia­men­ti, con la stra­fot­ten­za del poli­ti­co, ma le armi di chi ha in mano l’O­pi­nio­ne Pubblica.

La leg­ge dell’8 feb­bra­io 1947 n. 48 (G.U. n. 43 del 20 feb­bra­io 1948) e qui io invi­te­rei a riflet­te­re sul­le date, reci­ta all’ar­ti­co­lo 5 quan­to segue:“Nessun gior­na­le o perio­di­co può esse­re pub­bli­ca­to se non sia sta­to regi­stra­to pres­so la can­cel­le­ria del tri­bu­na­le, nel­la cui cir­co­scri­zio­ne la pub­bli­ca­zio­ne deve effettuarsi”.

Per la regi­stra­zio­ne occor­re che sia­no depo­si­ta­ti nel­la cancelleria:

1) una dichia­ra­zio­ne, con le fir­me auten­ti­ca­te del pro­prie­ta­rio e del diret­to­re o vice diret­to­re respon­sa­bi­le, dal­la qua­le risul­ti­no il nome e il domi­ci­lio di essi e del­la per­so­na che eser­ci­ta l’im­pre­sa gior­na­li­sti­ca, se que­sta è diver­sa dal pro­prie­ta­rio, non­ché il tito­lo e la natu­ra del­la pubblicazione;
2) i docu­men­ti com­pro­van­ti il pos­ses­so dei requi­si­ti indi­ca­ti negli arti­co­li 3 e 4;
3) un docu­men­to da cui risul­ti l’i­scri­zio­ne nel­l’al­bo dei gior­na­li­sti, nei casi in cui que­sta sia richie­sta dal­le leg­gi sul­l’or­di­na­men­to professionale;
4) copia del­l’at­to di costi­tu­zio­ne o del­lo sta­tu­to, se pro­prie­ta­rio è una per­so­na giuridica.Il pre­si­den­te del tri­bu­na­le o un giu­di­ce da lui dele­ga­to, veri­fi­ca la rego­la­ri­tà dei docu­men­ti pre­sen­ta­ti, ordi­na, entro quin­di­ci gior­ni, l’i­scri­zio­ne del gior­na­le o perio­di­co in appo­si­to regi­stro tenu­to dal­la cancelleria.

Il regi­stro è pubblico.

Vi ricor­da­te cosa dice­va la Costi­tu­zio­ne? Ve lo ricor­do io, dice­va che la stam­pa non può esse­re sog­get­ta ad auto­riz­za­zio­ni. Lascio che il cer­vel­lo di chi even­tual­men­te mi leg­ge lavo­ri, non lo tedie­rò con com­men­ti a mio avvi­so superflui.

Ebbe­ne il web, con le sue brut­tu­re, con le sue truf­fet­te, con le sue meschi­ni­tà, ha il pote­re di far emer­ge­re anche altre opi­nio­ni. Io non sono un gior­na­li­sta e scri­vo gra­tis. Però scri­vo. E quan­do par­lo di uno spet­ta­co­lo lo fac­cio dopo esser­me­lo sor­bi­to tut­to, dopo non aver per­so una sola bat­tu­ta, dopo esser­mi docu­men­ta­to ed espri­men­do un giu­di­zio che ha una sua giu­sti­fi­ca­zio­ne reale.

Non voglio fare, come sareb­be faci­le, di tut­t’er­ba un fascio, ci sono otti­mi gior­na­li­sti in Ita­lia, abbia­mo una tra­di­zio­ne di gen­te che “non fa il gior­na­li­sta”, ma che “gior­na­li­sta lo è” e che ren­de ono­re alla casta di appar­te­nen­za. Ma è una casta e c’è un sac­co di gen­te che vedrei bene a col­ti­va­re la ter­ra, piut­to­sto che ad andar­se­ne in giro a testa alta a dire in giro: “Lei non sa chi sono io. Guar­di che sono un giornalista”.

Non farò nem­me­no com­men­ti bana­li sui gior­na­li­sti-scia­cal­li, su Val­let­to­po­li, Cal­cio­po­li, Bal­lo­po­li ed altre ame­ni­tà e nem­me­no sul­le tele­fo­na­te ripor­ta­te sui gior­na­li. Sarei uno scia­cal­lo io.

Chie­do solo que­sto, e lo fac­cio in ginoc­chio: cari sacer­do­ti del­la Paro­la, Ono­re­vo­li Mae­stri del­le Opi­nio­ni, Vene­ra­bi­li Deten­to­ri del­l’E­spres­sio­ne, nel caso qual­cu­no vi paghi per scri­ve­re qual­co­sa cir­ca uno spet­ta­co­lo, guar­da­te­lo, ascol­ta­te­lo, sta­te atten­ti e scri­ve­te di con­se­guen­za: acqui­si­re­te una dote mera­vi­glio­sa e pre­zio­sa. Una cosa che maga­ri mai vi tor­ne­rà uti­le sul lavo­ro, ma guar­dan­do­vi allo spec­chio vi aiu­te­rà mol­to: la pro­fes­sio­na­li­tà, sorel­la stra­nie­ra, in quan­to in Ita­lia è rara, del­la dignità.

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porrima

E’ reto­ri­co aggiun­ge­re che quel­la dei gior­na­li­sti non è l’u­ni­ca corporazione…!

Admin
Francesco Franz Amato

Non è reto­ri­co. E’ essen­zia­le. Ren­der­si con­to di quan­te bal­le ten­ta­no di pro­pi­nar­ci ogni san­to gior­no, è l’u­ni­co modo che abbia­mo per non far­ci fre­ga­re in continuazione.
For­se un gior­no ci ren­de­re­mo con­to che la cor­po­ra­zio­ne più impor­tan­te e popo­lo­sa è quel­la del­le persone.

Purtz

Cre­do sia neces­sa­rio che chi ha il cer­vel­lo e voglia di “dia­tr­fiz­za­re” i cer­vel­li altrui se ne fre­ghi del­le rego­le impo­ste dal­le cor­po­ra­zio­ni al coman­do e con­ti­nui, come fai tu, a divul­ga­re i pro­pri pen­sie­ri. Alme­no fino a che non sare­mo defi­ni­ti­va­men­te in un siste­ma di cor­po­ra­zio­ne tota­li­ta­ria oppu­re non sare­mo un pae­se isla­mi­co, è essen­zia­le che la gen­te con­ti­nui ad indi­gnar­si e ad espri­mer­si, sem­pre assu­men­do­si la respon­sa­bi­li­tà del­le pro­prie opinioni.

Franz
Reply to  Purtz

Più di così…

lucia

Franz, Por­ri­ma, Pur­tz… spe­ro di nno aver sba­glia­to a ripor­ta­re i nick due ulti­mi. Vor­rei por­re l’at­ten­zio­ne (o l’ac­cen­to, se meglio si con­fà al tono del post e dei com­men­ti) su un paio di con­si­de­ra­zio­ni: gui­sto mi pare che, chi si ani­mi di buo­na volon­ta per intra­pren­de­re la pro­fes­sio­ne di osser­va­to­re-cro­ni­sta dei fat­ti, abbia quan­to meno una cer­ta con­fi­den­za con la sin­tas­si… a pre­scin­de­re dal tito­lo di stu­dio (sia ben chia­ro)… Giu­sto è, mi pare, che chi nutra den­tro sé il sacro fuo­co del­la scrit­tu­ra con­se­guen­te a osser­va­zio­ne, sia in qual­che modo (qua­lun­que) tute­la­bi­le. Ben­ne inte­so, non tute­la­to ma tute­la­bi­le! Da qui alla lau­rea e alla casta e all’e­sa­me di sta­to e alle “segna­la­zio­ni” alla Sta­tal-Com­mis­sio­ne ce ne cor­re per cari­tà. Mi pia­cer­reb­be appro­fon­di­re l’ar­go­men­to. Enzo Bia­gi, ma non vor­rei cade­re in erro­re, non ha mai pre­so la “lau­rea” da gior­na­li­sta pro­fes­sio­ni­sta. Non occor­re lau­rea per saper osse­va­re e ripor­ta­re fat­ti o met­te­re sul piat­to opi­nio­ni o, mel­gio anco­ra, espor­si. Sono par­te in cau­sa solo in quan­to iscrit­ta ormai da tem­po imme­mo­re all’al­bo dei pub­bi­ci­sti. Mai doma, nem­me­no l’as­so­lu­ta cer­tez­za di una rac­co­man­da­zio­ne sen­za vir­go­let­te mi ha con­vin­ta a pre­sen­tar­mi dinan­zi a una com­mis­sio­ne di sta­to FORSE spin­ta pià a pren­de­re buo­na nota di alcu­ni piut­to­sto che di altri (e dun­que a fare di me una “pro­fes­sio­ni­sta”), ho sem­pre rifiu­ta­to l’al­li­nea­men­to, l’ap­par­te­nen­za a una “casta”. E da qual­che anno… qual­che… mi si anno­ve­ra tra le miria­di di gior­na­li­sti pub­bli­ci­sti pri­vi di siu­rez­za pre­vi­den­zia­le e quan­t’al­tro… madre e padre direb­be­ro di me che non c’ho capi­to una sega. For­se han­no ragio­ne… ma con­ti­nuo a cre­de­re che dono e talen­to sia­no ALTRO. Par­lia­mo­ne, col con­sa­pe­vo­le rischio del­la radia­zio­ne. :ban: :satan­smo­king:

Admin
Francesco Franz Amato
Reply to  lucia

Cre­do che qui l’ac­cen­to fos­se più sul­la que­stio­ne del­l’ap­pun­to intoc­ca­bi­li­tà di cer­te caste.
Quel­la dei gior­na­li­sti in Ita­lia in par­ti­co­lar modo fa ride­re parec­chio, dato che di vere “pen­ne” tra i lor signo­ri se ne anno­ve­ra­no quan­te dita su una mano.
Oggi­gior­no pare che il gior­na­li­smo si sia ridot­to al sem­pli­ce par­la­re di un fat­to, sen­za visio­ne cri­ti­ca, e sen­za che l’an­che for­tui­to con­giun­gi­men­to neu­ra­le, pro­du­ca il ben­che mini­mo valo­re aggiun­to alla lettura.
Non di tut­ta l’er­ba un fascio, cer­ta­men­te, ma sarai d’ac­cor­do con me che qui il fascio è ben pin­gue, men­tre rari fili d’er­ba, quan­do va bene, mar­ci­sco­no in nic­chie in cui nes­su­no ne leg­ge un rigo. Alcu­ne ecce­zio­ni si tro­va­no sen­z’al­tro, anche sen­za anda­re a sco­mo­da­re vec­chie caria­ti­di, ma si trat­ta pur sem­pre di eccezioni.
Il che spo­sta ma non modi­fi­ca la pro­spet­ti­va. O sbaglio?

lucia

Chie­do venia se la mia è par­sa una dife­sa a spa­da trat­ta del faciu­me di colo­ro che pos­seg­go­no l’a­go­gna­to tes­se­ri­no del­l’or­mai vetu­sto ordi­ne, tan­to mor­to che più mor­to di così nem­me­no i templari!
I neu­ro­ni non mi aiu­ta­no in que­sto perio­do e fin­go­no bel­la­men­te indif­fe­ren­za al con­ti­nuo pun­zec­chia­men­to del­le sinapsi.
Quin­di, per far­la bre­ve, se per “casta” si inten­de quel­la all’an­ti­ca manie­ra e se quel­la dei ser­vi­to­ri di re nudi è da rite­ner­si casta intoc­ca­bi­le, allo­ra son d’ac­cor­do. Ma le caste, di soli­to, un pote­re ‑seb­be­ne illu­so­rio e inu­ti­le- ce l’han­no. Qui si par­la di gen­te che ven­de­reb­be il culo ‑pro­prio e altrui- pur di veder com­pa­ri­re una fir­ma su un pez­zo di car­ta qua­lun­que o in sovrim­pres­sio­ne anche su Quac­che­ro Tv pur di sen­tir­si “qual­cu­no”.
Ho a che fare qua­si quot­dia­na­men­te con gio­va­not­ti e gnoc­che più o meno bel­le che “sen­to­no il sacro fuo­co” del­la scrit­tu­ra arde­re nei loro pet­ti grif­fa­ti. Non ti nego, Franz, che a qual­cu­no di loro ho fat­to nota­re che le clas­si per veli­ne e tro­ni­sti si sareb­be­ro svol­te in altro periodo…
Ma sai, il pro­ble­ma è che i gior­na­li­sti in pec­to­re vedo­no la luce del­la glo­ria, dei viag­gi paga­ti, dei rega­li faci­li, del riem­pir­si la boc­ca dicen­do “scri­vo per…” o “sono gior­na­li­sta al TG Min­chia”… e acce­ca­ti da cotan­to lus­su­reg­gian­te “pote­re”, inve­ce che impa­ra­re a capi­re come si ripor­ta­no le cose, van­no a depi­lar­si il pet­to e le dita (i maschiet­ti) e a far­si gon­fia­re tet­te e lab­bra (le fem­mi­nuc­ce). Poi, ti capi­ta di veder­li dav­ve­ro in onda sul “TG Min­chia” men­tre fan­no il loro bel­lo stand up e fan­no doman­de del tipo “ma ades­so cosa pro­va?” a uno che gli han­no appe­na ucci­so la figlia…
Se que­sta è una casta…

Admin
Francesco Franz Amato
Reply to  lucia

No pro­blem. E il sen­so era pro­prio quel­lo che rife­ri­sci tu.
Il gior­na­li­smo in Ita­lia, alme­no per come lo inten­do io che pur gior­na­li­sta non sono, mi sem­bra dav­ve­ro mor­to e sepolto.
Tran­ne ovvia­men­te che per qual­che raro e iso­la­to caso che però, pur­trop­po, non fa testo.