L’ultima di Livia Turco: diamo il voto agli immigrati.

Si, dai. Dia­mo il dirit­to di voto agli isla­mi­ci. Ce n’è più di un milio­ne e mez­zo in Ita­lia. Noi gli dia­mo il voto, loro si met­to­no d’ac­cor­do (per­chè non sono idio­ti come noi), si scel­go­no un rap­pre­sen­tan­te giu­sto, lo finan­zia­no, maga­ri con sol­di pro­ve­nien­ti da chis­sà dove, e que­sto si spa­ra drit­to in car­rie­ra politica.

Alle pri­me ele­zio­ni si bec­ca un milio­ne e mez­zo di voti. Tut­ti (o qua­si) i par­ti­ti, se lo dispu­ta­no pen­san­do alla suc­cu­len­za di quel­la quan­ti­tà di voti faci­li, e quin­di garan­ti­to che fini­sce al governo.

La mat­ti­na dopo ci tro­via­mo la Sha­ria inte­gra­ta nel­la Costi­tu­zio­ne, il Rama­dan, le don­ne che devo­no anda­re in giro con il velo, il rea­to di adul­te­rio e la lapi­da­zio­ne come pos­si­bi­le puni­zio­ne, l’ob­bli­go di pre­ga­re ver­so la Mec­ca cin­que vol­te al gior­no, il divie­to di bere alcool e man­gia­re maia­le, e Al Jazee­ra al posto del­la RAI.

E’ vero che for­se sareb­be la vol­ta che ci sba­raz­zia­mo del­la zavor­ra vati­ca­na, ma il prez­zo mi sem­bra fran­ca­men­te un po’ alto.

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Simona

Se non ha nul­la di intel­li­gen­te da dire può anche tacere.